Elisabetta Musitelli, pediatra a Zogno (Bg)
Tutti possiamo imparare gli uni dagli altri, gentile e cara dottoressa Musitelli. Proprio tutti. Ma io continuo a imparare che le donne hanno – e possono spendere con straordinario profitto – un talento davvero speciale per propiziare l’«incontro» tra i diversi e i lontani di cui lei parla, facendo emergere la gentilezza accogliente, la fedeltà rispettosa e l’allegria del dono che sono alla base di ogni vita buona. È merito – mi dico spesso – di quella “materna” capacità di vivere (e far vivere) insieme che vi è propria, che sa generare fiducia e conoscenza e insegnare ascolto e amore, e che effettivamente si manifesta – qualunque vocazione personale o spirituale voi assecondiate e qualsiasi mestiere facciate – nella resistenza allo «zitellaggio» – uso un’espressione di papa Francesco – della chiacchiera, dello sguardo sospettoso e storto, dell’indifferenza, del rifiuto e dello scarto. Le donne, e madri, sono maestre dell’«incontro» che ancora il Papa ci indica come attitudine necessaria per abitare il nostro mondo pieno di bellezza e bontà, ma anche di tensioni e di ostilità, per comporle, aiutandoci a sentirlo davvero «casa comune», e per tentare – da cristiani quali siamo – di rispondere compiutamente al «comandamento nuovo» di Gesù: la verità di un amore senza fronzoli, che conosce e riconosce, per Dio e per tutti i nostri fratelli e sorelle in umanità. So bene che più di qualcuno considera la costruzione e la valorizzazione della «cultura dell’incontro» una fatica per illusi, un esercizio per sognatori, un inganno “buonista”. E mi amareggia questo scetticismo diffuso a piene mani e a piena voce, a volte purtroppo con toni più che odiosi, ma non mi impressiona più di tanto e spero che non scoraggi i tanti che – come lei, gentile amica – non smettono di sperimentare e condividere la semplicità efficace del rispetto reciproco che si fa simpatia e solidarietà. Proprio per questo le sono particolarmente grato. Abbiamo bisogno anche di “parabole” cordiali come quella che lei ha affidato a questa lettera. Una piccola e bella storia al femminile, che ci riguarda tutti. Buona domenica.