«Se papa Francesco potesse visitare la Cina, il significato e l’impatto di questa visita sarebbero più grandi di quelli della visita di Nixon in Cina nel 1972». Lo scrive, sorprendentemente, il Global Times, quotidiano ufficioso di Pechino in un articolo on line datato 11 luglio 2018.
Da parte cinese, finora, non c’era stata nessuna reazione al desiderio di visitare la Cina espresso molte volte da Francesco. Ora, invece, non solo se ne parla, sia pure in via ipotetica, ma lo si paragona addirittura al viaggio di Nixon del 1972, che segnò il disgelo tra Usa e Cina e l’inizio di rapporti diretti tra i due Paesi (anche se le relazioni diplomatiche sarebbero state formalizzate solo nel 1978). Ricordarlo, dunque, significa alludere apertamente a rapporti diretti tra Santa Sede e Repubblica popolare cinese, anche se non necessariamente a livello di rappresentanze diplomatiche. Formalmente 'il Global Times' attribuisce queste opinioni agli «esperti». Dunque, nulla di ufficiale. Ma questo articolo somiglia troppo a un editoriale per ridurlo ad un’informazione data per dovere di cronaca.
Cominciamo dalla fine: una cronologia dei principali momenti del dialogo tra Santa Sede e Cina dal 2013 a oggi. Vi sono incluse anche notizie degli incontri riservati tra le due parti, con la specificazione dell’oggetto delle trattative: le nomine dei nuovi vescovi. La cronologia non è del tutto precisa e completa, ma il messaggio è chiaro. Si vuole rendere ufficiale che il dialogo va avanti senza interruzioni da quando furono eletti papa Francesco e il presidente Xi Jinping.
Il ritmo dei segnali dalle due parti, inoltre, non offre appigli per immaginare dilazioni o rinvii, che invece parte della stampa internazionale torna periodicamente a enfatizzare. Continuità che è segno di volontà stabile tra le due parti. I primi contatti tra Santa Sede e Cina sono del 1980 e se, allora come in seguito, si sono tante volte interrotti è perché è mancata una volontà sufficientemente forte per affrontare i tanti ostacoli che rendevano difficile il cammino. La cronologia proposta dal Global Times, viceversa, testimonia che oggi questa volontà c’è. È un punto cruciale, su cui l’articolo insiste anche parlando degli ostacoli che il dialogo continua a incontrare. Riconoscere o prevedere difficoltà e opposizioni, infatti, non significa solo essere realisti, ma anche comunicare che l’intesa raggiunta è ormai così forte che le due parti vogliono e possono affrontarle e sconfiggerle insieme. Indietro, insomma, non si torna. Il Global Times non si sofferma su resistenze e boicottaggi che potrebbero venire da parte cinese, ma parla diffusamente degli avversari «conservatori del Papa [che] all'interno della Chiesa cattolica stanno cercando più che mai di minare il dialogo». In questo senso, vengono analizzate dettagliatamente e con preoccupazione le notizie secondo cui il cardinal Zen quest’anno avrebbe «cercato un’alleanza con i conservatori nella Chiesa cattolica» per sostenere tale linea. Appaiono perciò confortanti i motivi di ottimismo espressi dagli «esperti» interpellati, per i quali i «tradizionalisti» che si oppongono al Papa non hanno la forza di impedire l’intesa Santa Sede-Cina.
Ma il Global Times aggiunge di suo un altro motivo di ottimismo, per i cinesi ancora più importante: l’intervista rilasciata in giugno da Francesco all’agenzia Reuters – e 'silenziata' da gran parte dei media internazionali – in cui il Papa ha anche preso delicatamente ma esplicitamente le distanze dal cardinal Zen. Fin dal 2006, infatti, le autorità di Pechino hanno sempre temuto che la voce del vescovo emerito di Hong Kong costituisse quantomeno uno dei canali attraverso cui la Santa Sede esprimeva le sue posizioni. Ma ora Francesco stesso lo esclude e ciò viene accolto come un’opportuna manifestazione di chiarezza. Oggi, infatti, possibili divisioni all'interno della Chiesa preoccupano Pechino più di influenze esterne, anche se molto potenti, come l’opposizione americana all'accordo Santa Sede-Cina. Proprio mentre il presidente Trump si scontra con Pechino dichiarando la 'guerra dei dazi', la Santa Sede mostra la sua indipendenza cercando l’intesa. Non sono perciò casuali paragoni storici tanto impegnativi, come quello secondo cui un viaggio del Papa in Cina sarebbe ancora più importante di quello di Nixon nel 1972. «Sarà uno sviluppo sconvolgente e in grado di cambiare il mondo», dichiara l’esperto. Mentre c’è un Occidente che sembra voler imporre al mondo il disordine internazionale, Francesco e Xi Jinping – suggerisce il 'Global Times' – si stringono la mano per agevolare la creazione di un nuovo ordine globale.