Finché una legge come quella sul Reddito di cittadinanza viene discussa in Parlamento è non solo legittimo ma doveroso dibatterne anche animatamente, sviscerarne tutti i difetti, combatterne le iniquità ipotizzabili, tentare di farne mutare i tratti contestabili.
Ognuno nel proprio ruolo: la maggioranza nel proporre, l’opposizione nel criticare, impegnati gli uni e gli altri a darsi battaglia a suon di emendamenti, e le parti sociali nel cercare di farsi sentire e valere in un tempo purtroppo piuttosto allergico alla loro voce... Il giorno dopo l’approvazione di una norma che come questa interviene a dare sostegno alla parte più debole della società, però, l’atteggiamento dovrebbe mutare. E tutti gli attori – divisi sulle modalità, ma che non possono non condividere l’obiettivo finale – dovrebbero essere impegnati a far funzionare il nuovo strumento al meglio possibile.
Al di là della stessa paternità politica della legge. Certo, nell’articolato finale sono rimaste quasi tutte le criticità che anche noi avevamo indicato, alcune persino aggravate. A partire dai possibili rischi di incostituzionalità per il limite dei 10 anni di residenza continuativa per italiani e stranieri, ulteriormente appesantito con la richiesta di documenti supplementari per gli extracomunitari.
E ancora, soprattutto, il trattamento poco equo riservato alle famiglie con una scala di equivalenza per l’entità dell’assegno sbilanciata a favore di single e adulti e che invece riserva meno a nuclei numerosi e bambini. Una correzione, parziale, la maggioranza l’ha operata riguardo alle famiglie con disabili. Questi ultimi, però, viste le grandi promesse indirizzate loro in campagna elettorale, si aspettavano un aumento generalizzato delle pensioni d’invalidità ferme a 285 euro al mese e sono rimasti assai delusi. Superato in qualche modo il contrasto con le Regioni sull’assunzione dei 'navigator', rimangono ancora molti dubbi sulle procedure per il cosiddetto 'secondo canale'. Si tratta dell’accompagnamento delle persone in condizione di povertà che non possono lavorare o i cui problemi prescindono dall’avere o meno un’occupazione.
È previsto infatti che la loro valutazione avvenga comunque in prima istanza nei Centri per l’impiego a cura proprio dei 'navigator', che evidentemente dovranno essere dotati anche di capacità valutative in materia sanitaria e psicologica. E in una fase successiva, appunto, un secondo 'affidamento' ai servizi sociali dei Comuni. Senza più alcun intervento delle associazioni del Terzo settore che pure qualche esperienza riguardo all’inclusione sociale l’hanno sviluppata e il cui apporto era previsto nel progetto del Rei. Dopo aver sostenuto per molto tempo l’esigenza di una disintermediazione e aver cullato l’idea di bastare a se stessi, da ultimo le forze di governo sono tornate a confrontarsi con sindacati e datori di lavoro.
Così come hanno dovuto prendere atto che, anche per il Reddito di cittadinanza, tutto sarebbe stato più difficile senza la collaborazione da un lato del sistema dei Caf e, dall’altro, di alcuni servizi delle Agenzie per il lavoro private. Così pure andrebbe valorizzato il rapporto con il Terzo settore e, da parte delle associazioni, andrebbero accantonate le riserve sul progetto, privilegiando l’obiettivo comune di sostenere le persone in difficoltà. Sul piano politico è interessante notare come neppure su questa materia si sia realizzata una minima convergenza tra Cinque stelle e Partito democratico nonostante da ultimo il vicepremier Luigi Di Maio avesse chiesto un piccolo segnale in tal senso con un’astensione, anziché il voto contrario, da parte del Pd (a parti ribaltate questo era avvenuto durante la discussione sul Rei).
Sulla mozione degli affetti ha pesato di più, evidentemente, la raffica di 'no' opposta dal governo agli emendamenti presentati dai Dem e i due partiti sono rimasti sulle rispettive barricate. Legittimo, come detto. Adesso però è l’ora di disarmare e marciare nella stessa direzione per far avanzare la parte debole della popolazione. Inaccettabile sarebbe l’ipotesi di sottoporre il sussidio a referendum abrogativo, come vagheggiato da Fratelli d’Italia e Forza Italia senza controproporre aiuti di eguale portata. Ma risulterebbe negativo pure l’atteggiamento di sedersi sulla riva del fiume, magari con un sacchetto di pop-corn in mano, in attesa di vedere sfilare sull’acqua il 'cadavere' dei 'navigator'... Il Reddito di cittadinanza che è appena diventato legge dello Stato va sperimentato e poi pragmaticamente corretto nelle criticità che non mancheranno di emergere col tempo e l’implementazione. Mantenendo alto il livello d’attenzione al dramma della povertà. Per essere chiari: ora che finalmente – dopo anni di richieste da parte dell’Alleanza contro la povertà e l’impegno politico di molti – si è arrivati a finanziare il programma con 6 miliardi di euro, questa deve diventare la base inderogabile d’investimento per il contrasto alla miseria. Con conseguenti scelte di bilancio.