Oltre la logica dei tifosi per dare risposte efficaci
mercoledì 17 febbraio 2021

Nel discorso programmatico che pronuncerà oggi al Senato, Mario Draghi rivolgerà un nuovo appello alle forze politiche a farsi carico della straordinaria situazione partecipando a un esecutivo di salvezza nazionale. Un’adesione larga per un’operazione complessa, in cui ogni parte ha ora i suoi costi politici da sopportare, che non sarebbe stata possibile senza il leale concorso dei due principali protagonisti, in entrata e in uscita. Mario Draghi e Giuseppe Conte, con fair play istituzionale, hanno dato vita a un ordinato passaggio di consegne dando poco retta alle rispettive 'tifoserie' (che chiedevano all’uno di fare tabula rasa del governo precedente e all’altro di mettersi di traverso) e ora hanno ripreso a tifare contro la nascita del governo. Non sarebbe stato possibile questo risultato senza l’attenzione dimostrata da Draghi per ogni forza politica, ma l’ex presidente della Bce ha mostrato un rispetto particolare verso il predecessore e il suo governo che ha spiazzato i nuovi contraenti dell’esecutivo e forse anche Matteo Renzi. Al leader di Italia Viva avrebbe giovato, in questa fase, mostrare la stessa equanimità di Draghi verso il governo uscente di fatto propiziato da una sua iniziativa estiva, nel pieno della crisi, salvo poi 'disamorarsene' progressivamente.

Fra i meriti di Conte c’è quello di aver favorito la 'svolta europeista' del M5s (decisiva a Strasburgo nell’elezione di Ursula von der Leyen) e di averla assecondata, dopo la nascita dell’esecutivo giallorosso, fino al piccolo capolavoro, una volta scoppiata la pandemia, del negoziato europeo che ha portato a stanziare a favore dell’Italia i 209 miliardi del piano del Recovery. Paradossalmente proprio da allora sono iniziati gli errori di Conte, che si è illuso di poter agire sull’onda dei risultati ottenuti e della popolarità conquistata, non intuendo che invece era necessario – come gli chiedeva Renzi, e non solo lui – rafforzare un esecutivo nato all’improvviso senza nessun sentore dell’emergenza enorme che avrebbe dovuto gestire. Archiviata ora la poco decorosa corsa al voto di fiducia del singolo senatore effettuata da Conte prima di rinunciare, va però rimarcato il decisivo apporto da lui dato, alla fine, per provare a convincere la base riottosa di parlamentari e militanti del M5s verso il nuovo esecutivo, evitando di darsi in ostaggio e di porsi come ostacolo. Il lungo applauso dei funzionari di Palazzo Chigi e il tributo senza precedenti nei numeri venuto dal Web, dimostrano che c’è una quota considerevole del Paese che serba gratitudine per un’esperienza di governo che, pur tra luci e ombre, ha dovuto gestire una situazione difficile, senza precedenti. Draghi lo ha ben presente e ha davanti a sé ora il difficile compito di conferire un giusto mix di continuità e nuovo impulso al suo esecutivo. Portando avanti le misure positive poste in essere o messe in cantiere dal predecessore: per citare due esempi la finalmente ripristinata dotazione di fondi per il Servizio civile universale e il Family Act con lo strumento dell’assegno unico e universale per ogni figlio. Il quale ultimo offre ora al nuovo governo un’opportunità storica per proseguire, dopo la conferma della ministra incaricata per la Famiglia, questo percorso (stavolta imboccato con consensi bipartisan) per rimettere al centro la cellula fondamentale del tessuto sociale, educativo ed economico del Paese, che non pochi meriti ha avuto in questa pandemia, e sulla quale è urgente puntare se si vuole uscire dal cupo inverno demografico in cui siamo piombati. La vicenda dello stop all’ultimo momento degli impianti di sci ha mo-strato, invece, prima ancora del voto di fiducia, tutti i rischi da evitare se non si vuol vanificare questa grande opportunità resa possibile dalla disponibilità di Draghi a mettersi al servizio del suo Paese in difficoltà.

Si è fatto un capro espiatorio del ministro Speranza, costretto ad adottare (d’intesa con Draghi) all’indomani del giuramento del nuovo esecutivo questa misura di necessaria cautela fuori tempo massimo per il protrarsi di una crisi trascinatasi fra insincerità e tatticismi. E di fronte alla giustificata protesta degli operatori del turismo della montagna lo scaricabarile è stata la più inadeguata fra le reazioni possibili. Non è, questo, un governo in cui poter pensare di piantare ognuno paletti di comodo. C’è una seria e improrogabile agenda di priorità che è interesse di tutti condividere. E se l’operazione riuscirà, in quota parte ne beneficeranno tutti i partiti che avranno avuto il coraggio di spendersi lealmente in risposta al drammatico appello del presidente Mattarella e alla condizione reale del Paese.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI