La nuova «legittima difesa» e la distruttiva logica del sospetto Caro direttore, scriveva don Mazzolari, nel gennaio 1948, con una criticità efficacissima: «Lo star solo, per chi non sa reggersi da solo, è un vivere durissimo!». Erano anni diversi da nostri. Molti più difficili, complessi, aggrovigliati per le polemiche politiche contrapposte, che quell’anno, il 1948, avrebbe reso ancora più tesi. Ma in quelle generazioni c’era il gusto del futuro. C’era la forza del progetto politico, che sa creare fiducia.
C’era lo sguardo in avanti. C’era l’entusiasmo del vero cambiamento. Oggi, invece, si approva una legga sulla difesa personale che oserei chiamare una legge 'anoressica'. Sì, perché è una legge che adagio adagio comincerà a toglierci il gusto della fiducia nell’altro. La bellezza della collaborazione, della strada percorsa insieme.
La gioia di guardare all’altro come alleato e non come potenziale avversario. È insidiosa questa legge, sul piano antropologico. Perché introduce – nel testo e soprattutto con le parole che l’accompagnano – un principio devastante: dell’altro non mi posso più fidare. Mi potrà essere sempre 'nemico'.
Quel 'sempre' che è stato introdotto nell’articolo 52 del Codice penale, non necessario, ma volutamente provocatorio (come attestano molteplici giuristi di professione), contribuirà a guastare le nostre relazioni sociali. E questo ci renderà inesorabilmente più poveri. Sì, perché se diminuirà la fiducia reciproca, a cominciare dai rapporti quotidiani, di prossimità, di incontro amabile con il tuo quartiere, anche i grandi investimenti man mano diminuiranno.
Perché diremo: per quale motivo investire? Tanto non ci può fidare di nessuno! E la nostra società soffrirà ancora di più il fardello del debito di fiducia, che già devasta le relazioni economiche e sociali nazionali e mondiali. E anche a livello locale dobbiamo vigilare e impegnarci per rafforzare i legami di fiducia. Non spezzarli. Come ha ben sottolineato il presidente Mattarella nella sua lettera ai presidenti delle Camere a proposito di un inchiesta parlamentare che toccherà anche organi di garanzia. Si affacceranno danni simili all’anoressia, che deperisce tutto ciò che chiede invece vita.
Non entro nel merito giuridico della legge. Altri, più competenti, lo stanno già facendo. Ma sento che questa è una legge pericolosa, direi proprio negativa, in quanto va a minare il cuore della fraternità, dell’essere e del riconoscerci fratelli. È 'anoressica', sì, perché ci toglie il gusto delle cose e di condividerle con l’altro. Ora, pensiamo un po’ quando sentiremo bussare alle nostre case, o percepiremo un rumore nel giardino: sarà più facile armare il nostro al sospetto, e a sentire che 'qualcuno' insidia le nostre sicurezze. L’altro sarà più che mai guardato e temuto come minaccia. Le paure, in fondo, hanno vita così, finché non ci divorano l’unica cosa fondamentale per vivere bene: il convivere nella comunione, nutrendo fiducia e non sospetto.
E nello scenario di questi giorni, occorre guardare anche al Congresso mondiale per la Famiglia, che si è concluso domenica a Verona. Ma con occhi che non strumentalizzino. Piuttosto con cuore aperto al suo valore fondativo, che grida la bellezza dell’amore e guarda al domani costruendolo con l’apertura alla via, ai figli. La denatalità, il Molise con le sue aree interne lo sta tristemente soffrendo, è un problema da risolvere ponendo al centro la forza non della polemica, ma dell’amore.
Perché è l’amarci che ci apre la porta, che in tutti i sensi spalanca i porti e crea corridoi umanitari densi di umanità vera, che non ha bisogno di armarsi per essere difesa! È la paura che dobbiamo invece vincere, se non vogliamo restare soli. E il rimanere soli è davvero durissimo!
Arcivescovo di Campobasso-Boiano