Caro direttore,
è stato posto con forza e giustificata urgenza il tema della vaccinazione delle persone che vivono ai margini della nostra società, al limite delle regole. Ma chi sono, gli irregolari, i sans-papiers? Sono persone che abitano in un Paese senza un titolo di soggiorno valido, non però necessariamente senza documenti di identità. La nozione di sans-papiers è nata in Francia negli anni 70 del Novecento (ma esistevano da lungo tempo) ed è andata affermandosi in numerosi Paesi. La maggior parte dei sans-papiers sono immigrati – legalmente o illegalmente – in un Paese in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita. Gli impieghi che trovano in Italia sono in settori che non possono essere interamente coperti assumendo mano d’opera italiana o dei Paesi Ue, nel settore della ristorazione, nell’edilizia, nell’agricoltura (chi non ricorda Nardò) e soprattutto in attività domestiche private (cure degli anziani, dei malati, dei bambini). Non è possibile fornire dati precisi circa il numero di persone che soggiornano in Italia, senza un permesso di soggiorno. Le cifre che circolano sono mere stime.
Ma i sans-papiers non sono solo in Italia. In Svizzera una stima effettuata nel 2015 valutava tra 50mila e 99mila il numero di persone senza titolo di soggiorno. InItalia la Fondazione Ismu sulle migrazioni calcola in più di mezzo milione. Nei giorni passati è terminato lo sciopero della fame iniziato in Belgio dai sanspapiers allo scopo di essere regolamentati: evento che ha avuto poco o nullo spazio nei quotidiani – eccetto 'Avvenire' – e nelle tv. Al di là dei nodi di regolamentazione vi è un aspetto di presenza nella vita del Paese, delle sue città, delle sue valli, aspetto che riguarda la salute.
I sans-papiers hanno diritti? L’articolo 35 del Testo Unico sull’Immigrazione recita: «Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presìdi pubblici e accreditati, le cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per ma-lattia e infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva». I sans-papiers temono, tuttavia, di essere espulsi, pure se si avvicinano a Istituzioni sanitarie., E questo sebbene esista un contratto-accordo implicito che il medico e/o l’Azienda sanitaria locale non porterà a conoscenza di altre autorità la presenza della persona irregolare. Come i sans-papiers possono essere alfine vaccinati? Come si accede alla prenotazione della vaccinazione? Attraverso i portali messi a disposizione dalle varie amministrazioni regionali è necessario inserire il numero della tessera sanitaria e il codice fiscale.
Le piattaforme regionali non permettono quindi agli irregolari di iscriversi. Se si domanda poi, ad esempio, a un ufficio delle Azienda sanitarie locali dedicato agli stranieri, questi rispondono che per essere vaccinati bisogna avere la tessera sanitaria, e ricomincia il gioco dell’oca. Cosa fare? Esempi. La Regione Lazio e le associazioni di volontariato come Caritas e Comunità di Sant’Egidio hanno organizzato da inizio luglio un hub per le vaccinazioni a Roma, in collaborazione con Asl Roma1 e Croce Rossa. Altri micro-casi in varie città stanno faticosamente emergendo. Certamente i medici vaccinatori possono a volte superare gli ostacoli della burocrazia, ma non ci si può solo affidare alla loro buona volontà e al loro coraggio civile.
A questo punto le Aziende sanitarie locali di tutto il Paese devono fare la loro parte e, nel caso, fare intervenire il Ministero della Salute. Esistono in varie città postazioni itineranti nei principali mercati e fiere per intercettare gli over 60. Ebbene, si possono aggiungere i sans-papiers. E fornire indicazioni chiare cosicché le persone in condizioni di fragilità sociale e, in alcuni casi, di povertà educativa si vaccinino. È importante per la salute dei cittadini non dimenticare queste persone e non ripetere, mutatis mutandis, la dimenticanza degli 'esodati' in governi precedenti. Ancora una volta l’organizzazione tempestiva è determinante.
Economisti, Università di Bologna e Università Cattolica di Milano