Auguri al presidente Mattarella, maestro di bella politica
martedì 23 luglio 2024

Caro direttore,

oggi Sergio Mattarella compie 83 anni e festeggia il suo nono compleanno al Quirinale. Otto anni fa scrissi il mio primo messaggio di auguri (in occasione del suo secondo anno sul Colle) e da allora questo appuntamento non si è interrotto mai. Citai il Saggio sui Potenti scritto da Piero Melograni, un libro che mi viene sempre in aiuto quando devo rivolgermi a chi il potere lo amministra. Nel caso del nostro capo dello Stato i suoi poteri sono oggettivamente limitati dalle prerogative che gli concede la Costituzione ma, sempre citando Melograni, non v'è dubbio che «il potere può essere limitato in misura notevole anche dagli elementi di irrazionalità presenti nella società contemporanea» (e in quanto a irrazionalità l'Italia non ha nulla da invidiare a nessuno). Melograni scrisse questo saggio nel 1977, in un tempo in cui il mondo del web non aveva ancora avuto cittadinanza. In questi nove anni Mattarella ha continuato ad evidenziare – in particolare nei confronti dei nostri concittadini più fragili, persone disabili e italiani di nuova generazione – sentimenti di appartenenza ad una storia che oggi non trova, e lo dico con rammarico, almeno in quelli che sono gli attuali schieramenti politici, una salda rappresentanza.

Gli italiani conoscono bene la sua vicenda personale, che unita alle sue radici cristiane, hanno contribuito a farlo diventare il “capo” più amato e rispettato tra coloro che si sono succeduti sia al Quirinale che al Governo e che con diversi ruoli hanno guidato il Paese in questi nove difficilissimi anni. È un uomo ancora giovane il nostro Presidente, non solo rispetto ai suoi predecessori ma anche nei confronti di quelli che sono considerati i riferimenti intellettuali e morali in Italia e in Europa. Sergio Mattarella è diventato sempre di più e con maggiore autorevolezza un vero e proprio faro di famiglie e associazioni che nel Paese reale si rimboccano le maniche tutti i giorni e che amano, rispettano e proteggono le diversità e le fragilità. Alcuni di loro sono purtroppo fra quelli che non votano, convinti che basti l’esempio del loro impegno a trasformare le ingiustizie in comportamenti corretti, ma la realtà ci insegna che non è così. Da parte sua il Presidente li ringrazia, attraverso i discorsi e tutte le occasioni di dialogo, lo fa con le onorificenze, addirittura “inventandone” di nuove come gli “Alfieri della Repubblica” che valorizzano le giovani e giovanissime generazioni. Anche la nostra trasmissione “O anche No” li ha raccontati e continua a farlo. Ma in questa sua “strategia delle buone pratiche” Mattarella, da politico accorto, non celebra e al contrario mette in evidenza il merito attraverso il metodo. Potremmo dire che si comporta come il primo e più importante giornalista italiano.

La valorizzazione del Terzo Settore, attraverso il racconto che, in prima persona, fa il capo dello Stato assume così un impatto che riesce a trasformare tante e diverse situazioni, contribuendo ad una vera e propria ricostruzione di valori. Il racconto del “civismo” si sposa quindi con una spiritualità alta (senza scivolare nel confessionale, senza perdere di vista i valori della laicità), procedendo nel solco di Maritain e facendo suo l’insegnamento di don Milani: «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio: uscirne da soli è avarizia, uscirne insieme è politica». Non è vero, dunque, che abbiamo smarrito la “Bella Politica”, forse abbiamo perso per strada i veri maestri. Ma il nostro primo cittadino è diventato anche il nostro primo maestro di giornalismo sociale. Il mondo nostro, quello che mi onoro di rappresentare in Rai, gli augura un compleanno sereno.

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