Nessun gioco al ribasso
martedì 25 maggio 2021

Sul sito della Direzione generale Sviluppo dell’Unione Europea si può leggere che «le istituzioni sono tra i maggiori consumatori e usando il loro potere d’acquisto per acquisire beni e servizi ambientalmente sostenibili (ciò che chiamiamo 'appalti verdi') possono dare un contributo importante al consumo e alla produzione sostenibile» (goal 12 degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite).

Ecco perché la Commissione Ue e i Paesi membri sviluppano criteri ambientali minimi per rendere questo green procurement possibile. In ottica di transizione ecologica giusta la Ue sta inoltre concludendo il lavoro di questi mesi per integrare in modo più approfondito i criteri minimi ambientali con meglio definiti criteri sociali. Queste considerazioni rendono ancora più preoccupante il rischio fatto emergere dalle bozze che circolano sulla 'semplificazione' negli appalti e denunciato dai sindacati di un ritorno al principio non temperato del massimo ribasso contrabbandato come semplificazione.

Un’istituzione locale o nazionale che sceglie in un appalto il criterio del massimo ribasso non temperato da princìpi di qualità, dignità del lavoro, tutela dell’ambiente è autolesionista perché va contro i propri interessi e quelli dei propri cittadini 'premiando' un’azienda che magari riesce a offrire prezzi stracciati perché ha trovato un modo per non pagare le tasse nel territorio in cui opera. La storia ci dice inoltre che il principio assoluto del prezzo minimo si traduce paradossalmente in un aumento dei tempi e costi delle procedure perché favorisce il successo di aziende di dubbia reputazione che utilizzano poi il criterio delle varianti in corso d’opera facendo lievitare i costi.

Per non correre questo pericolo, è essenziale evitare l’equazione semplificazione delle procedure uguale massimo ribasso che implica una confusione dei piani che fa gioco ad alcuni interessi che non sono quelli dei cittadini e del Paese. Non è difficile per esempio fissare requisiti stringenti sul progetto tecnicoeconomico e stabilire che l’acquisto di mezzi di trasporto pubblici locali è limitato a mezzi con una soglia di emissioni per chilometro percorso non superiore a quella compatibile per la transizione ecologica. È una regola che limita la gara a un certo tipo di prodotti e non comporta nessun tipo di ritardo nelle procedure. Così come è possibile stabilire che i prodotti alimentari acquistati nelle mense scolastiche debbano avere un marchio ' caporalato free' visto che lo Stato si preoccupa di combattere questa piaga.

Stabilire che le aziende che possono vincere un appalto debbano avere criteri minimi di tutela del lavoro è altrettanto semplice. Per fare ulteriori passi avanti nella direzione del 'voto col portafoglio' responsabile delle amministrazioni negli appalti, evitando che ciò comporti ritardi nelle procedure, basta definire per i diversi settori le tipologie di prodotti ammissibili che rispettano i criteri minimi. L’Italia lo ha fatto in 17 settori chiave per gli acquisti pubblici e sta lavorando per estendere i criteri ai settori rimanenti. La sfida della semplificazione si deve, insomma, giocare su altre dimensioni che non 'sacrificano' qualità e sostenibilità.

Quelle del rafforzamento degli strumenti extragiudiziali di risoluzione delle controversie (attraverso, per esempio, l’istituzione di collegi consultivi tecnici), dell’accelerazione delle Conferenze dei servizi, della realizzazione di piattaforme digitali che aggregano informazioni e dati sulla capacità di approvvigionamento delle aziende partecipanti agli appalti. Ma è possibile fare ancora di più, confutando l’idea del nesso tra semplificazione e massimo ribasso e, all’opposto, costruendo percorsi che mettono assieme semplificazione e qualità dei prodotti.

È infatti ad esempio possibile nell’edilizia pubblica, seguendo l’approccio anglosassone, concedere semplificazione in cambio dell’accettazione da parte delle aziende aggiudicatrici di protocolli di qualità dell’abitare sostenibile che coniugano aspetti sociali, ambientali e di tutela della salute. Siamo sicuri che un Governo e un Parlamento che si sono dati l’obiettivo di introdurre il principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione e dichiarano di volersi muovere nella direzione di una transizione ecologica giusta, sono ben consapevoli di tutto ciò. Dunque, non commetteranno quest’errore. Il dibattito sollevato sulla questione è, perciò, quanto mai utile e spinge in modo salutare sulla giusta strada.

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