Caro direttore,
su Avvenire di giovedì 16 marzo, nella didascalia alla foto che accompagna l’articolo dedicato a Carlo Cassola, abbiamo trovato «nato a Roma nel 1917, è morto nel 1987 a Montecarlo». Alcuni lettori, forse, avranno immaginato un Cassola emigrato nel Principato di Monaco, mentre invece si tratta del Comune di Montecarlo, posto sopra una collina nelle vicinanze di Lucca. Chiedo scusa per questa mia pignoleria.
Forse, caro amico, l’immaginazione sarà davvero corsa dalle colline della Lucchesia al mare, anche perché è più facile che il gran pubblico conosca meglio il Principato e magari il mitico gran premio di Formula Uno installato proprio per le vie di Monte Carlo che la cittadina della Lucchesia, Montecarlo, che pure vanta un vino di antiche tradizioni e di una certa fama. Ma i lettori di Avvenire sono particolarmente avveduti. E magari avranno notato che Montecarlo era scritto proprio così, tutto attaccato. E questo è il nome della cittadina italiana. Mentre il nome della località monegasca andrebbe – andrebbe! E non sono in grado di garantirle che anche noi lo facciamo sempre – scritto separato: Monte Carlo, appunto. Potrei insomma cavarmela dicendo che siamo stati formalmente ineccepibili, che i nomi – come la vita – hanno o non hanno spazi di silenzio che li cambiano, che insomma Montecarlo (Italia) non è Monte Carlo (Monaco). Preferisco dirle che ha ragione a chiederci un di più di chiarezza. Anche in questo senso, visto il sempre più ridotto e residuale studio della Geografia nelle scuole di ogni ordine e grado, il nostro è un tempo in cui è meglio non dare per scontato ciò che per tanti di noi scontato è stato…