Spero che non abbiate visto il pilota giordano bruciato vivo dall’Is. È una visione che fa soltanto del male. Ma allora, perché la mettono in internet? Proprio per questo: per farvi, per farci del male. Lo ha dichiarato il cosiddetto jihadista londinese: «Siamo assetati del vostro sangue». Se per l’esecuzione dei prigionieri cercano modalità sempre più dolorose, è perché vogliono il "nostro" dolore, di noi che vediamo: infatti mettono in internet le esecuzioni, che proprio a questo scopo sono compiute, cioè per essere viste da tutti. Da tutti significa, per loro, fedeli e infedeli. Ma gli effetti a cui mirano sono distinti: nei fedeli vogliono rafforzare la baldanza, lo spirito di guerra, l’attesa della vittoria; negli infedeli, cioè in noi, vogliono calare l’angoscia, la depressione, la sfiducia. Nei fedeli il messaggio è: "Stiamo vincendo, siamo invincibili". Negli infedeli: "Sono troppo forti, non possiamo vincerli". Se potessero, mostrerebbero l’esecuzione di mille nostri prigionieri. Ma non possono, perché non ne hanno mille. Ne hanno uno. Allora uccidono quell’uno mille volte, cioè gl’infliggono una morte pari a mille volte la morte.È questa, la gabbia di fuoco, con dentro il prigioniero vestito di una tunica intrisa di benzina. Sono appena stato a Roma, a mostrare il Colosseo a un amico, e stavolta ho imparato che anche i romani rivestivano i condannati di una tunica infiammabile, e la chiamavano «tunica molesta».Questa di bruciare il pilota giordano pare una fantasia malata del solito jihadista londinese sgozzatore, ma non è così: è stato indetto un referendum online, e quella, il fuoco, è stata la richiesta più votata. Non è dunque un singolo jihadista che reinventa il rogo. È l’Is.
È appena passata la Giornata della Memoria, e quest’anno avevo sentito una definizione che m’è rimasta impressa: parlava un rappresentante dei perseguitati, e diceva: «L’opposto dell’amore non è l’odio, è l’indifferenza». Capisco. Perché lui pensava alla pluriennale persecuzione, alla perdita di case, negozi, lavoro, libertà, di cui ai non-perseguitati non importava nulla. Però l’indifferenza permette all’odio di scatenarsi, ma il vero nemico dell’amore è l’odio. E l’odio esiste. I jihadisti che bruciano questo prigioniero, e tutti quelli che han votato online per bruciarlo, sono pieni di odio. E qui c’è un problema, che loro non hanno ancora capito: sono in una fase insurrezionale-rivoluzionaria, vogliono instaurare uno Stato nuovo e assoluto, ma è un’esperienza che l’umanità ha già visto altre volte nella sua storia, e ormai tanti hanno compreso che la violenza, le torture, le condanne sommarie, le esecuzioni a catena, non sono un’introduzione provvisoria e separata alla civiltà che si vuole instaurare, ma "sono" quella civiltà. È stato così col comunismo. Col fascismo. Col nazismo. È l’uso del terrore come ideologia.
L’Is sta facendo un uso terroristico del suo islam. Quel che ha fatto in questi giorni (ha mozzato la testa a degli ostaggi, ha scaraventato giù dal settimo piano un omosessuale, ha bruciato vivo un prigioniero, ha lapidato qualche adultera…) non è uno sgradevole incidente di percorso, una triste necessità per la conquista del potere, ma è lo statuto del suo potere: se vince, farà così. E questo rogo, queste decapitazioni, queste lapidazioni non sono un atto di guerra alla Siria, alla Giordania, all’America, ma all’umanità.
I quattro soldati a cavallo che per primi arrivarono ad Auschwitz e aprirono i cancelli, racconta Levi, rimasero ammutoliti per la vergogna. Loro non c’entravano con quella barbarie, erano l’umanità innocente, ma vedendo Auschwitz l’umanità si vergognava. Noi abbiamo visto un prigioniero bruciato vivo. E la depressione che proviamo è vergogna.