Cristian Bulgarelli è un ragazzo giovane che ha una gelateria a Carpi. Fatica a non piangere nel filmato che ha caricato su TikTok. È un video in cui parla di bollette: mostra il conto che gli è arrivato per i consumi di luglio: più di 5mila euro, da pagare entro il 23 agosto. L’anno scorso, racconta mettendo davanti alla telecamera un’altra bolletta, aveva consumato un centinaio di kilowattora di elettricità in più, ma aveva speso meno di 1.400 euro. «Ma come si può andare avanti in queste condizioni?», chiede il giovane gelataio emiliano. Non è l’unico a chiederselo. Una pizzeria cremonese ha esposto fuori dal locale, al posto del menu, la bolletta da 4mila euro che gli è arrivata questo mese.
Chiede ai clienti se è meglio vendere la pizza margherita a 10 euro e passare per ladri o chiudere direttamente l’attività. La Tirso è un’azienda tessile che sta vicino a Trieste, ha quasi mezzo secolo di storia. A inizio agosto ha spento gli impianti e raddoppiato le ferie a tutti i 270 dipendenti. Le è arrivata una bolletta quadruplicata, da 400mila a 1,6 milioni di euro, e non riesce a pagarla.
Andrea Franzese, titolare di una grossa impresa campana di conserve di pomodoro, si chiede se sia meglio fermare tutto e andare al mare. Ha messo sui social la foto della fattura del gas luglio: fanno 978mila euro, un anno fa erano 120mila. «Mentre i nostri politici litigano - scrive l’imprenditore gli imprenditori sono lasciati soli in mezzo alla giungla energetica».
Il governo è ripetutamente intervenuto per frenare la corsa del prezzo dell’energia, sia per le famiglie che per le imprese. Con i decreti 'Bollette', 'Energia', 'Aiuti' e 'Aiuti bis' (pubblicato una settimana fa sulla Gazzetta Ufficiale) le aziende hanno ottenuto rateizzazioni, crediti
d’imposta e agevolazioni per produrre energia verde. Il taglio da 30,5 centesimi delle accise sui prezzi dei carburanti (in vigore fino al 20 settembre) ha permesso alle aziende di contenere anche i rincari di trasporti e logistica. Lo sforzo politico è stato significativo, ma è evidente che non basta. Nonostante gli aiuti, per molte imprese la variabile 'spese per l’energia' non riesce a tornare entro valori compatibili con la continuità aziendale.
Davanti a noi sta montando qualcosa che assomiglia a un uragano energetico, frutto della guerra, di calcoli cinici, di conti senza l’oste. Le bollette mostruose esposte dagli imprenditori sui social network sono quelle di luglio, quando sul mercato elettrico, dove si forma il prezzo dell’elettricità all’ingrosso, le quotazioni medie del megawattora sono state di 441 euro, cioè il 330% in più di un anno fa e il 62% in più rispetto a giugno. Ad agosto i prezzi sono saliti ancora: la quotazione media del megawattora per la giornata di oggi sfiora i 550 euro. Significa che le bollette del mese in corso, per chi non ha un contratto a prezzo fisso, saranno ancora peggiori. Rischiano tuttavia di essere migliori di quelle dei mesi successivi.
Gazprom prevede che il prezzo del gas russo quadruplicherà in autunno. Sembra una minaccia più che una stima, ma intanto le quotazioni del TTF, il prezzo di riferimento per il gas naturale in Europa, sono quasi decuplicate in un anno e salite del 155% solo da inizio giugno.
L’Europa non era preparata ad affrontare una battaglia con la Russia sul gas. Ci si è messa anche la sfortuna, perché i Paesi della Ue pensavano di avere diverse alternative al metano di Mosca, ma la siccità e lo scarso vento gliele hanno indebolite una dopo l’altra. Inutile, adesso, cercare i 'colpevoli'. La situazione è questa e occorre riconoscerlo: viviamo una crisi energetica inaspettata, violenta e in peggioramento.
L’ autunno delle nostre economie sarà complicatissimo. L’Italia lo affronterà con un governo nuovo. Sarebbe interessante capire che cosa intendono fare per proteggerci dalla tempesta che si avvicina le donne e gli uomini che si candidano alla guida del Paese. Sicuramente sarebbe più utile che guardarli mentre si sfidano sulle lingue straniere o ragionano di sondaggi e seggi 'blindati'. Non sarà popolare parlare agli italiani di risparmio energetico, piani di contingentamento delle forniture, contrasto alla recessione. Gli aspiranti presidenti del Consiglio però devono farlo, perché è di questo (e non della caccia all’ultimo voto) che dovranno occuparsi dal primo giorno in cui avranno l’incarico.