L'ora d'aria e futuro che l'Italia si è negata
martedì 28 aprile 2020

La Fase 2? Come la Fase 1, ma in maniche corte. È una delle tante battute che da domenica sera affollano la Rete e i social, a sdrammatizzare una condizione che per milioni di italiani si sta facendo via via più insostenibile. Una battuta particolarmente vera per 5 milioni di famiglie con bambini e ragazzi sotto i 14 anni che sul calendario si erano segnati la data del 4 maggio con l’evidenziatore della speranza. Nelle scorse settimane abbiamo ascoltato appelli pubblici, visto circolare petizioni con migliaia di firme, guardato videomessaggi di bambini intristiti per la lunga stagionatura domestica.

E però niente è cambiato: nel nuovo Dpcm la ripartenza non coinvolge i bambini. Nessuna Fase 2 per loro. La tanto auspicata 'ora d’aria' non è arrivata (quella che invece la Spagna ha introdotto, pur essendo un Paese colpito duramente dall’epidemia al pari del-l’Italia). Nel decreto presentato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte domenica sera, in 70 pagine fittissime la parola 'bambini' compare tre volte: la prima per confermare che non sono soggetti all’obbligo delle mascherine, la seconda per ribadire che le aree dei parchi a loro destinate restano chiuse e la terza per sottolineare una delle tipologie di negozi (abbigliamento per i più piccoli) aperti al pubblico. La parola 'minori' si legge una sola volta, per reiterare il divieto di attività ludica all’esterno. Resterà, come prima del 4 maggio, la possibilità di svolgere attività motoria o sportiva, con un accompagnatore e tenendo le debite distanze. In pratica, dal 4 maggio ai bambini sarà ancora vietato semplicemente giocare all’aperto. La tanta desiderata ora d’aria per il divertimento e lo svago non è stata concessa, evidentemente su tassativa richiesta del Comitato tecnico scientifico (quasi del tutto composto da uomini), come è accaduto per la riapertura delle Messe ai fedeli. Ma se siamo tutti d’accordo che la precauzione è d’obbligo, visto che i bambini sono più resistenti al virus ma ne sono anche un potenziale veicolo di infezione per adulti e anziani, è anche vero che 8 milioni di under 14 e le loro famiglie meritavano un cenno di attenzione supplementare. Tutte le famiglie stanno sopportando sacrifici enormi, e quelle con bambini e ragazzi in età scolare più delle altre. Occorre riconoscerne il merito: una parola spesa in più per loro non sarebbe andata sprecata, nella conferenza stampa del premier Conte di domenica sera. E soprattutto è necessario dare al più presto un segnale, onorandone le esigenze primarie. Come è avvenuto in Norvegia, in Danimarca, in Germania e in Francia (ne parliamo diffusamente nelle pagine interne), con la riapertura graduale e in piena sicurezza di scuole e asili, c’è bisogno al più presto di offrire ai bambini italiani una dose salutare di socialità: controllata, in sicurezza, ma pur sempre socialità.

C’è bisogno di interazione vera con gli educatori perché questa prolungata quarantena non diventi un’altra occasione per allargare le disuguaglianze tra bambini in base alla posizione economica e sociale della famiglia in cui vivono.

C’è bisogno al più presto di un supporto per i genitori che dal 4 maggio in poi torneranno gradualmente al lavoro e, privati dell’appoggio dei nonni, sono in preda all’angoscia: chi starà con i figli? Con quali competenze? Con quale beneficio educativo per i piccoli, lasciati a sé stessi per un tempo che si preannuncia lunghissimo? L’Inps ha accettato 78mila domande per il bonus baby sitter e 273mila domande di congedo straordinario per i genitori lavoratori.

Entrambi i provvedimenti sono sacrosanti e utilissimi, ma deve essere chiaro che i genitori non possono sostituire a lungo i servizi educativi. Sembra perfino incredibile che dopo due mesi di quarantena ai bambini e ai ragazzi si offrano solo aree gioco chiuse, portoni sbarrati di scuole e centri estivi, e, al contrario, non siano ancora stati protagonisti di un piano integrato, peraltro appena annunciato dallo stesso Conte ieri sera, che offra cautamente una via d’uscita da qui all’estate al peso già sopportato dalle famiglie e restituisca centralità a coloro che sono il futuro dell’Italia e l’Italia del futuro. Serve attenzione ai particolari per non compromettere i risultati ottenuti dalla quarantena, servono coraggio e creatività nelle proposte. Ma serve soprattutto una visione condivisa di chi rimettere al centro per ripartire. L’ora d’aria, in fondo, serve all’Italia.

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