Lista (inevasa) della spesa
mercoledì 10 aprile 2019

Le vere vittime della camorra, come quelle di tutte le mafie, non si contano. Le statistiche prendono in considerazione solo i numeri dei morti e dei feriti nel corpo. Le ferite dell’animo restano fuori dal conteggio, eppure sono quelle che sanguinano di più, quelle che avranno le peggiori conseguenze nel corso della vita. Rimanere coinvolti in un agguato di camorra è lacerante per chiunque. Difficile anche da raccontare. Ti senti in trappola, prigioniero. Come paralizzato, non sai se è meglio scappare, correre a perdifiato, o rimanere immobile, aspettando che la follia omicida passi. Attimi interminabili, in cui il sangue affluisce al cervello alla velocità della luce, ti fa venire le vertigini, ti fa battere il cuore all’impazzata. Un solo pensiero avverti con chiarezza: il bambino, occorre mettere in salvo il bambino che stavi accompagnando a scuola.

Erano in due, a bordo di una moto, ieri mattina al rione San Giovanni. Giovani, agili, arroganti, sanguinari. Criminali. Avevano fretta di portare la missione a termine. L’effetto sorpresa è fondamentale. Il capo ha comandato di fare il lavoro in modo "pulito". Guai se mancheranno il bersaglio, guai se a cadere sotto i colpi sarà l’ennesima persona innocente. Le vittime innocenti creano confusione, richiamano sul territorio giornalisti e forze dell’ordine. La gente perbene, le scuole, le parrocchie, si mobilitano, scendono in strada, chiedono più controlli, più telecamere, più attenzioni. Se a morire, invece, è il bersaglio designato, lo sconcerto dura qualche giorno e poi tutto torna come prima. Stavolta, i killer non hanno sbagliato mira. Un morto, Luigi, 57 anni, e un ferito, Pasquale, suo figlio. Quasi certamente si è trattato di un regolamento di conti, la solita guerra tra bande. Liti per la spartizione del territorio. Insieme ai due però, c’era il figlio di Pasquale, un bambino di quattro anni appena. Stava andando a scuola, come i suoi coetanei. Felice di essere accompagnato dal babbo e dal nonno. Un bambino troppo piccolo per avere la forza di guardare negli occhi la ferocia umana. O, per meglio dire, disumana. Una ferocia che non si fa problema di sparare all’ingresso di una scuola, davanti al sagrato di una chiesa, tra mamme e scolaretti pazzi di terrore. Il nonno è morto, il babbo è ferito, lui, il bambino, è rimasto illeso, è scritto sulle carte. Purtroppo "illeso" non è.

Prima di uccidere il nonno, di ferire il papà, quei colpi di pistola gli hanno trapassato l’anima. Una lacerazione che non rimarginerà facilmente.

Don Modesto è il giovane parroco di questa periferia napoletana. Nel mese di novembre, insieme ad altri confratelli, fu ricevuto in prefettura, dal ministro Matteo Salvini, in visita alla città di Napoli. Fu bello sapere che il ministro dell’Interno aveva ascoltato i parroci e aveva accolto le loro richieste. Di quell'incontro, poi, non si seppe più niente. Intervistato, sempre ieri, per quest’ultimo fatto di sangue, don Modesto, preciso e cordiale come sempre, ha rivelato che alle loro richieste Salvini, lasciandoli con l’amaro in bocca, aveva risposto: «L’elenco della spesa…». Quasi a dire che le proposte di questi uomini coraggiosi e buoni, che conoscono il territorio, i suoi abitanti, i loro problemi erano state elencate come si fa con la lista della spesa. In modo, cioè, concreto, individuando i problemi e indicando soluzioni fattibili. L’elenco della spesa, in genere, lo fanno le mamme. A volte, si tratta di un vero capolavoro di economia domestica. Sempre con i piedi per terra, infatti, riescono a far fronte, con poche risorse, ai tanti bisogni della famiglia.

Quella lista della spesa naturalmente è rimasta inevasa, come una richiesta fastidiosa e petulante, come i problemi che attanagliano queste periferie abbandonate a sé stesse nonostante la fatica generosa delle forze dell’ordine. Periferie povere e degradate dove le diverse bande della camorra e della malavita si danno appuntamento, si incontrano, si scontrano, si fanno guerra. Una guerra spietata tra uomini spietati ai quali non importa nemmeno la vita dei bambini.

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