L'Europa comunitaria unita contro la violenza sulle donne
sabato 11 marzo 2023

Caro direttore,

studentesse avvelenate con l’obiettivo di chiudere le scuole femminili, donne arrestate e violentate per il mancato uso del chador, ragazze e ragazzi che subiscono violenze e torture per il solo fatto di scendere in piazza per opporsi a regole sempre più asfissianti che condizionano le loro vite.

In Iran e in molti altri Paesi questa è la drammatica situazione che le donne devono quotidianamente affrontare. Spesso però dimentichiamo che anche nell’Unione Europea il quadro non è roseo. Una donna su tre (oltre 62 milioni) ha subito violenze fisiche e sessuali e oltre la metà delle donne nella Ue (il 55%) ha subito molestie sessuali. I femminicidi sono in continuo, terribile, aumento. Una donna uccisa ogni 70 ore in Italia negli ultimi tre anni mentre sono oltre 10mila i femminicidi negli Stati della Ue, gran parte per opera di un familiare.

Sono numeri che ci dimostrano la gravità del fenomeno e l’urgenza di interventi non più procrastinabili. Per questo è importante che sia stata approvata a larghissima maggioranza dal Parlamento Europeo la risoluzione che prevede l’adesione della Ue alla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. L’Europa ha finalmente deciso di non rimanere ferma e ha fatto un deciso passo in avanti che deve essere da sprone per gli otto Paesi aderenti all’Unione Europea che non hanno ancora ratificato quella Convenzione (Bulgaria, Lettonia, Lituania, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria).

Essa è il primo strumento internazionale, giuridicamente vincolante, per prevenire le violenze contro le donne, proteggere le vittime e punire i colpevoli. Tra i delitti previsti dalla Convenzione vi sono, tra gli altri, la violenza psicologica, fisica e sessuale, le mutilazioni genitali femminili, la sterilizzazione forzata e il cosiddetto “delitto d’onore”.

Non a caso, alla vigilia della Festa della Donna, il Consiglio europeo ha adottato misure restrittive nei confronti di nove persone e tre realtà responsabili di gravi violazioni e abusi dei diritti umani, in particolare violenza sessuale e di genere. Le persone colpite dal provvedimento sono il ministro dell’Istruzione superiore, quello per la ”Promozione della virtù” e della “prevenzione del vizio” del regime talebano in Afghanistan; ufficiali della Polizia di Mosca autori di arresti, detenzioni arbitrarie e torture; i comandanti delle milizie del Sud Sudan, il viceministro dell’Interno del Myanmar. Le tre “entità” pesantemente sanzionate sono il carcere di Qarchak in Iran, la Guardia repubblicana siriana e l’Ufficio del capo degli Affari di sicurezza militare del Myanmar.

L’adozione di questo provvedimento va a colpire direttamente autori di crimini contro le donne in diverse aree del mondo e conferma l’importanza dell’adesione della Ue alla Convenzione di Istanbul. Prese di posizione e atti concreti di questo tipo sono importanti per dare forza alle azioni di protesta che le ragazze iraniane – e non solo loro – conducono a “mani nude” con le drammatiche conseguenze che sono davanti agli occhi di tutti. Come ha ricordato il presidente Mattarella, sono tante e in tante parti del mondo le donne che si impegnano, anche a costo della vita, per rivendicare diritti fondamentali che vengono loro preclusi, a partire proprio da Iran e Afghanistan. L’Europa lo deve a loro che hanno la forza e il coraggio di gridare “donna, vita e libertà”. Non è una questione politica ma di civiltà e giustizia.

Vicepresidente Commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: