Caro direttore,ogni tanto mi viene il prurito di scriverle, e oggi vorrei parlarle del Tna: conosce questa sigla? Sembra che sia stata forgiata da Margaret Thatcher, ed è l’abbreviazione di "There is No Alternative" (non c’è alternativa). È stata applicata in vari campi, come la politica e l’economia, sostenendo che ci sono sì cose sbagliate, ma non si può fare diversamente, «non c’è alternativa». È stata applicata anche a temi etici, come l’aborto, e qualcuno ha scritto che «dovremmo ridiscutere la legalizzazione dell’aborto, ma tutti – a cominciare da chi scrive – (e cioè Lucetta Scaraffia, in "Corsera" del 10.01.06, p. 41) siamo convinti che sia meglio non rimetterla in discussione». In altri termini, non è più possibile tornare indietro. Anch’io la pensavo così una quindicina di anni fa, e mi davano fastidio quelli che riproponevano sempre la questione dell’aborto. Ormai c’è la legge, mi dicevo; è inutile risollevare la questione. Poi ascoltando gli insegnamenti di Giovanni Paolo II (e leggendo "Avvenire") mi sono ricreduto, e ora cerco di fare la mia parte per far cambiare, se non la legge, almeno la mentalità. Tra l’altro, non sarebbe il caso di ricordare che per la legge italiana l’aborto procurato continua ad essere un reato? È vero che secondo la 194 se compiuto entro i primi tre mesi è depenalizzato e anzi legalizzato, ma secondo lo spirito della stessa legge (per quel poco di umano che ha conservato) dovrebbe essere piuttosto "tollerato" che incentivato. Come allora si può parlare di "diritto all’aborto" se è un reato? Anche nelle legislazioni più abortiste, al di fuori dei casi previsti, l’aborto rimane un reato. Se fosse un diritto, dovrebbe essere tutelato sempre e comunque. Un cordiale saluto; assicuro la mia povera preghiera per lei e per tutti i giornalisti, specialmente quelli cattolici, perché mi rendo conto quanto sia importante il vostro lavoro.
padre Enrico Cattaneo s.j., NapoliLa sua riflessione, caro padre Enrico, è ancora una volta preziosa, stimolante e profondamente opportuna. È così: le leggi cambiano quando le mentalità e i cuori cambiano. Il gran lavoro da fare è, dunque, sempre di più, quello per far trionfare una giusta e sana "cultura della vita" sulla rassegnazione persino orgogliosa della logica di morte che comunque governa la legislazione abortiva. "Uno di noi", la corale iniziativa europea per affermare la dignità dell’uomo sin dal primissimo inizio della vita allo stato embrionale, è un impegno concreto in questa direzione. Anch’io assieme a tanti altri ci ho messo la firma, con serena e fiduciosa convinzione. Moltiplichiamo quei "sì", aiutandoci l’un l’altro a capire bene che cosa c’è in ballo e facendo arrivare quel messaggio ai vertici delle istituzioni della Ue. Non è l’unica cosa utile e necessaria da fare, ma è certamente una cosa buona e giusta. Grazie di cuore, caro padre, delle sue preghiere e del suo incoraggiamento.