La lettera di Jeanean Thomas è diventata virale. Ripresa dai grandi canali televisivi, è rimbalzata sui social network e sui quotidiani nazionali e internazionali. Il fatto: Jeanean, mamma canadese, ha portato fuori la sua bambina Peyton che aveva voglia di usare lo skateboard. Lo skatepark è però pieno di adolescenti maschi che fumano e sfrecciano veloci. La mamma lancia un’occhiata e parte già sulla difensiva dicendo alla figlia, intimidita da tanti ragazzi più grandi, «non sono loro i padroni del parco ». Peyton che ha sei anni inizia a provare lo skate, ma è difficile e non riesce bene. Ecco che si avvicina uno sconosciuto ragazzotto. La mamma è di nuovo lì, pronta a ingiungergli «ha il diritto di usare il parco esattamente come voi». E invece la sorpresa: «metti i piedi male, posso aiutarti?», e via con un’ora di lezioni di skate con tanto di raccomandazioni di sicurezza, oltre che di tecnica. Mamma Janean ringrazia su Facebook con una lettera indirizzata a quel sedicenne e si scatena il mondo, commosso. A tanta risonanza si resta increduli: che idea abbiamo dei ragazzi? Perché cerchiamo una generosità eccezionale dove invece c’è l’atto di un sedicenne normale? Cosa è accaduto realmente in quel parco dell’Ontario? È accaduto che un ragazzo si è mosso secondo il suo principio di piacere, che sa guadagnarsi la soddisfazione sempre in congiunzione con quella di un altro. Possiamo facilmente immaginare quanto gli sia piaciuto, il gusto che ha avuto nel trasmettere ciò che lui stesso ha ricevuto dagli altri e ciò che invece ha imparato da solo, con le sue cadute e il suo rialzarsi. Sono sicuro che quel ragazzo la sera si è addormentato bene, in pace, soddisfatto della sua ora spesa con Peyton dentro un profitto reciproco. Siamo proprio adulti confusi e disorientati. Persi nel fare di tutto una questione di diritto – l’uso del parco – e nello scovare in ogni circostanza le occasioni di guerra – adolescenti contro bambini e maschi contro femmine – siamo incapaci di riconoscere ciò che invece abbiamo sotto gli occhi, tutti i giorni. Senza i nostri pregiudizi potremmo persino accorgerci che questo sedicenne è un normale sedicenne, anche dal punto di vista statistico. Non è che loro non sono capaci di questi atti, siamo noi che non sappiamo più vederli. E nemmeno più compierli.
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