Caro direttore,
nei giorni scorsi ho letto con interesse su Avvenire gli articoli dedicati alla «Libertà per chi lascia l’islam», sentenziata dai dottori della legge musulmana in Marocco. Notizia importante ma, ahimè, limitata a quel Paese. E gli altri Stati a maggioranza islamica? Nulla ho letto e sentito, concludo che in essi permanga la pena di morte, come Corano prevede. Nelle righe (e tra le righe) dell’articolo sul Marocco si legge poi che la pena di morte non è abolita: essa permane in caso di tradimento politico. Mi chiedo: nella cultura islamica, che non separa il sacro dal profano, sarà così difficile ritenere che l’apostasia religiosa non produce tradimento politico? E perché nel 'liberale' Marocco permangono pene per chi fa 'convincimenti' al Battesimo, convincimenti che volendo si potrebbero scovare anche in chi si astiene dal proselitismo? E, in definitiva, ci sarà mai uno Stato islamico che abolisca tout court la pena di morte? Caro direttore, ben vengano le notizie come quella dal Marocco! Però rendiamoci conto di quale abisso ci separa dall’islam, e di quanto esso è profondo. E siamo sicuri che continuando a non voler vedere, a girarci dall’altra parte, a coltivare o sognare l’islam pacifico facciamo il bene dei fratelli musulmani, oltre che acquietarci la coscienza? Franco Grilli Mirandola (Mo)
Chi gira la testa dall’altra parte per non vedere problemi e minacce non salva se stesso, non salva chi rischia e non salva il mondo. Come lei sa bene, gentile signor Grilli, da lettore attento qual è, ad Avvenire facciamo l’esatto contrario: non sottovalutiamo alcun problema, e al tempo stesso valorizziamo ogni passo verso una giusta soluzione. Che un grande Paese a stragrande maggioranza islamica come il Regno del Marocco, il cui sovrano è considerato discendente del Profeta dell’islam e viene chiamato «comandante dei credenti», si avvii saggiamente sulla strada del riconoscimento della necessaria libertà religiosa della persona umana è una bella notizia. Accolta con grande interesse e anche euforia – come abbiamo sottolineato nelle nostre cronache e analisi – dalla stampa araba in lingua inglese e molto meno da quella in lingua araba. L’importante, però, è che il cammino sia stato aperto.