Se il Papa dice di pregare per i criminali che danno la droga ai giovani
mercoledì 26 giugno 2024

Se la parola del Papa è rivolta al mondo intero, in modo del tutto particolare, è indirizzata ai cristiani cattolici. Bene faremmo, quindi, noi che diciamo di esserlo, a prestare ascolto, i suoi non sono semplici consigli, ma molto di più. Nell’ Udienza Generale di mercoledì 26 giugno, Francesco, parlando delle droghe, tra l’altro, ha detto: «Preghiamo per questi criminali che danno la droga ai giovani. Sono assassini, criminali, preghiamo per la loro conversione».

Il pensiero è corso subito alla mia parrocchia, definita, in questi anni, «una delle più grandi piazze di spaccio d'Europa». Droga a fiumi, via vai di giovanissimi alle prime esperienze, di consumatori abituali, di "veterani" in crisi di astinenza. Morti di overdose - quanti! - rimasti appoggiati a un albero di noci, con ancora la siringa nella vena, a volte per intere settimane. Ambulanze che arrivavano con il personale medico per tentare di afferrare per i capelli all'ultimo minuto il malcapitato. E bambini e ragazzini di ogni età che assistevano incuriositi e inorriditi a scene del genere. Tra i curiosi accorsi, non di rado, c'era anche chi, un'ora o un giorno prima aveva venduto alla vittima quella dose di veleno. Genitori che, avvertiti dalle forze dell'ordine, arrivavano piangendo, amici e conoscenti che, tra le erbe alte, continuavano a chiamare il nome dello scomparso. E pensare che chi a questi sciagurati vendeva la dose di morte giornaliera erano anche i miei parrocchiani o quelli di tanti miei confratelli. Verso di loro abbiamo un dovere da assolvere. Gente che chiede di battezzare i figli e di benedire i loro morti. E che - non poche volte - a bassa o ad alta voce, dice, chiaro e tondo, che il parroco non deve entrare in questi discorsi. Non è suo compito. Deve farsi i fatti suoi; a lui spetta pregare e celebrare; parlare di Gesù e della Madonna; programmare la festa patronale e le processioni.

La fede, per loro, è questa e solo questa. Una fede inutile, di più, ipocrita e dannosa, dalla quale i giovani rifuggono. Spero che delle parole di Francesco, ciascuno, per la sua parte, ne sappia far tesoro. Il Papa parla ai grandi produttori, ai trafficanti internazionali, ai commercianti, e ai piccoli spacciatori. Si rivolge a chi con la droga ha costruito un impero e a chi con lo spaccio di quartiere nutre la famiglia. Tutti - a vari livelli -sono responsabili di questo scempio che vede marcire e morire sotto i nostri occhi il fior fiore della gioventù. Ho avvertito le parole di Francesco alla stregua di quelle che rivolse agli ‘ndranghetisti in Calabria: «I Mafiosi sono scomunicati, non sono in comunione con Dio». O al grido di Giovanni Paolo Il nella Valle dei Templi ad Agrigento, il 9 maggio 1993: «Dio ha detto una volta: non uccidere... lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!» Francesco, mercoledì, lo ha gridato da San Pietro: «Preghiamo per questi criminali che danno la droga ai giovani. Sono criminali, assassini, preghiamo per loro».

E se ve lo dice il Papa, cari fedeli, che volete continuare a camminare con due piedi in una scarpa, ci potete credere. Nessuno più di lui vi ama e vi dice la verità. Pentitevi, allora, fate marcia indietro, cambiate vita. Smettetela di scimmiottare la fede, illudendo voi stessi e i vostri figli. Abbiate il coraggio delle vostre azioni. Siamo tutti peccatori, è vero. Tutti bisognosi della misericordia di Dio, è vero. Ma tutti siamo chiamati almeno a non fare male al prossimo. La droga è un pozzo senza fondo. Un abisso fetido e buio. Di questa maledizione si nutrono le mafie e il malaffare. Dalla droga nascono contese, invidie, gelosie, litigi, omicidi. Iniziamo noi, altri si accoderanno. Nessuno creda che per quanto limitato il suo pentimento e la sua conversione non possono giovare al mondo. Niente è piccolo di ciò che è fatto per amore. Iniziamo noi cristiani cattolici a mettere in pratica le parole di papa Francesco che, a ben guardare, sono le stesse di nostro Signore Gesù Cristo: «Ama il prossimo tuo come te stesso».

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