Il pianeta che speriamo non può aspettare. Le emergenze sono mutate in urgenze, l’economia dello scarto lascia ferite sempre più insanabili per l’ambiente e per il tessuto civile, ma scorgiamo anche gli albori di nuove prassi e di una nuova coscienza civile planetaria. Dalla Settimana sociale di Taranto, un appuntamento fondamentale per tutta la Chiesa italiana e per la nostra società, verrà un messaggio forte e profondo che dobbiamo far crescere e trasformare in cambiamento vero, in conversione e non in semplice transizione. Su più fronti.
La sostenibilità chiede una conversione ecologica. In due generazioni abbiamo consumato quello che la Terra ha prodotto e generato in migliaia di anni. La svolta verso un’economica circolare chiede che si passi da un’economia basata sul consumismo a un’economia basata sul prendersi cura, cura delle persone, cura del territorio, a un Pil frutto di una cultura che valorizza il creato. Parliamo di settori in crescita e ad alta intensità di lavoro. Alcune cose si stanno mettendo in campo come, insieme a Next Generation Eu, il piano europeo per l’economia sociale, ma molto c’è da promuovere e incentivare.
Deve tornare a primeggiare l’Economia politica sulla sola Economia, perché la politica ha la responsabilità di scegliere, di indicare delle strade, di scoraggiare, limitare, disincentivare da un lato, così come promuovere e favorire dall’altro. Non sarà la sola economia a salvarci. Sarebbe profetico vedere che il lavoro di cura di tante 'badanti', spesso lontane dai propri figli, sia destinatario anch’esso di una reale leva fiscale che faccia emergere dal nero chi lavora e sgravi maggiormente tante famiglie dai costi di assistenza dei propri cari.
L’impoverimento del lavoro è la radice dell’esplosione delle diseguaglianze. Le crisi finanziarie si sono affrontate prevalentemente con una sorta di globale 'lavorare peggio, lavorare tutti', ovvero con lo stesso finto rimedio che ha concorso a crearle. Il lavoro non è solo impiego, ma da sempre è l’atto attraverso il quale si crea e si distribuisce la ricchezza prodotta. Il suo impoverirsi crea nuovi ghetti e secessioni nella società e tra territori. Dobbiamo ridare forza e valore al lavoro con contratti veri, pretendendo con legge europea una due diligence sulle filiere globali, eliminando i paradisi fiscali, prevedendo il taglio del cuneo fiscale solo laddove ci sono corpose misure di formazione permanete e di conciliazione, i due i pilastri di un lavoro vero oggi.
Ma dobbiamo anche legare la riforma degli ammortizzatori a politiche attive. Al pari delle Case della salute, previste nel Pnrr, si mettano in cantiere insieme al mondo del Terzo settore delle Case del lavoro. Serve cambiare faccia ai Centri per l’impiego perché così come sono stati pensati non funzionano. La 'casa' è un luogo dove ogni persona si riconosce e viene accolta, dove può essere formata e orientata, dove gli si possono far conoscere i suoi diritti, dove tutta la rete si connette e partecipa alla presa in carico. Anche per questo la Settimana per noi inizierà con l’inaugurazione di un centro di formazione a Castellaneta, in provincia di Taranto, per lasciare un piccolo grande segno alla città dell’uomo, perché riteniamo che la formazione professionale e la formazione continua siano determinanti. Lo sviluppo sarà sostenibile solo se sarà co-sviluppo.
Lo sviluppo sarà sostenibile solo se si uscirà dalla competizione selvaggia che finisce per sfruttare ed emarginare interi territori e luoghi, anche nelle nostre aree urbane e nel nostro Paese. Il Mediterraneo, centro del mondo e delle sue attuali tensioni, è il nostro banco di prova, specie guardando all’Africa. È centrale finanziare degnamente la cooperazione allo sviluppo, ridurre il debito dei Paesi più poveri, dare accesso a tutti ai vaccini, e affrontare con umanità e lungimirante intelligenza il dramma delle migrazioni. E non è certo co-sviluppo continuare a cercare il Pil nel fabbricare e vendere armi, in barba a leggi ormai aggirabili, e ostinarsi a non mettere a bando le armi nucleari. Dire che tutto è connesso è una responsabilità. Dobbiamo andare a Taranto e tornare da Taranto alzando la testa, per chiedere con il nostro impegno scelte forti: uno sviluppo sostenibile che non scontenta qualcuno di 'importante', che non chiede rinunce sarebbe finto e, comunque, labile.
Presidente nazionale Acli