sabato 16 giugno 2018
Crediamo nella salvaguardia della vita umana: nel grembo materno, nelle officine, nei deserti e nei mari. Ma l'Italia non può essere lasciata sola, questa sfida sia responsabilità di tutti
I migranti e tutti noi
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“La santità non riguarda solo lo spirito, ma anche i piedi, per andare verso i fratelli, e le mani, per condividere con loro. Le Beatitudini evangeliche insegnino a noi e al nostro mondo a non diffidare o lasciare in balìa delle onde chi lascia la sua terra affamato di pane e di giustizia; ci portino a non vivere del superfluo, a spenderci per la promozione di tutti, a chinarci con compassione sui più deboli. Senza la comoda illusione che, dalla ricca tavola di pochi, possa “piovere” automaticamente il benessere per tutti”.

Ho letto e riletto con attenzione queste parole, pronunciate ieri da Papa Francesco. Le ho lette e rilette sentendole profondamente mie, al punto di scegliere di rilanciarle a mia volta, come Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Non mi nascondo quanto sia complesso il fenomeno migratorio: risposte prefabbricate e soluzioni semplicistiche hanno l’effetto di renderlo, inutilmente, ancora più incandescente.

Crediamo nel diritto di ogni persona a non dover essere costretta ad abbandonare la propria terra e in tale prospettiva come Chiesa lavoriamo in spirito di giustizia, solidarietà e condivisione.

Crediamo altresì che la società plurale verso la quale siamo incamminati ci impegni a far la nostra parte sul versante educativo e culturale, aiutando a superare paure, pregiudizi e diffidenze.

Nel contempo, crediamo nella salvaguardia della vita umana: nel grembo materno, nelle officine, nei deserti e nei mari. I diritti e la dignità dei migranti, come quelli dei lavoratori e delle fasce più deboli della società, vanno tutelati e difesi. Sempre.

L’Italia, che davanti all’emergenza ha saputo scrivere pagine generose e solidali, non può essere lasciata sola ad affrontare eventi così complessi e drammatici. Proprio perché crediamo nell’Europa, non ci stanchiamo di alzare la voce perché questa sfida sia assunta con responsabilità da tutti.

Assicuro che le comunità cristiane, forti della loro “origine mediterranea”, non mancheranno di offrire – accanto all’accoglienza – un contributo di pensiero in ordine all'elaborazione di una prospettiva di una pacifica convivenza nel Mediterraneo.

Arcivescovo di Perugia – Città della Pieve

Presidente della Conferenza Episcopale Italiana


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