Il reddito di cittadinanza è un argomento serio. Un grande tema, tra le ricette possibili contro la povertà, l’esclusione sociale, l’assenza di lavoro. In una fase di crisi è normale che l’argomento animi il dibattito. Con una mossa abile, per il consenso che può attrarre, soprattutto tra i giovani, il Movimento 5 Stelle lo ha rilanciato con una proposta di legge: 600 euro al mese a chi vive sotto la soglia di povertà, o cerca lavoro, per garantire una vita dignitosa. Platea potenziale: 9 milioni di persone. Costo: alcune decine di miliardi l’anno. Le risorse? Colpo di genio: tagliando auto blu, pensioni d’oro, fondi per la Difesa, aumentando le tasse sull’azzardo, il prelievo sulle transazioni finanziarie e – poteva mancare nella lista? – «facendo pagare l’Imu alla Chiesa». Poi qualcuno deve essersi ricordato che così forse si colpiscono proprio i luoghi dove si aiutano i poveri. E allora l’obiettivo sono diventati l’8 per mille alle confessioni religiose e il 5 per mille alle realtà non profit. Altro colpo fuori bersaglio. In attesa del prossimo bagno di realtà.