Non è rassicurante la prima reazione del governo al caso dei 422 lavoratori della multinazionale Gkn licenziati con una email. Per l’esecutivo, il ministro del Lavoro Andrea Orlando ha parlato di «modalità inaccettabili », mettendo l’accento più sulla forma che sulla sostanza, ovvero la paura che nasce in centinaia di famiglie dalla sera alla mattina.
È la sostanza che deve preoccupare e mettere urgentemente in moto il governo, il premier Mario Draghi, il ministro Orlando, il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Nemmeno l’altra parte del commento di Orlando è rassicurante. Parla di «situazione specifica», il ministro. Come se esistesse una filiera standardizzata dei licenziamenti post-Covid in cui Gkn sarebbe un unicum non replicabile. In realtà, in questo tempo ogni «situazione» è «specifica». E ciascuna l’esecutivo sarà chiamata ad affrontare con strumenti innovativi ed efficaci, di cui però, sinceramente, al momento non si vede nemmeno il punto di partenza. Per come il Paese ha conosciuto il premier Draghi in questi primi cinque mesi di governo, è difficile che ci sia un passo indietro sulla fine del blocco dei licenziamenti.
La decisione è stata presa su una stima di 'soli' 70mila posti di lavoro a rischio. Ma fossero davvero 'solo' 70mila le potenziali vittime occupazionali del Covid, non trattandosi di numeri o pupazzi, il governo dovrà dare a ciascuno una risposta che protegge il presente e costruisce il futuro. Se sbloccare i licenziamenti è stato, draghianamente, un «rischio calcolato», è lecito attendersi che il premier e il governo abbiano capacità di intervento tempestivo e lungimirante in caso di errori di calcolo o di immorali calcoli di convenienza. I segnali non sono positivi. Sulla riforma in senso universale degli ammortizzatori sociali e sulla riforma delle politiche attive ci sono più vertici e tavoli che indicazioni concrete.
Più parole che fatti, al momento, anche sulle due grandi transizioni, quella ecologica e quella digitale (sostenute da due nuovi appositi dicasteri), incaricate di riassorbire forza lavoro e al contempo favorire l’ingresso nel sistema produttivo delle nuove generazioni. Una verbosità con cui si sembra voler riempire l’attesa dei salvifici fondi Ue. Intanto Gkn – e altre «situazioni specifiche » – se ne fregano, fanno i loro conti e picchiano duro sulla vita delle persone. E sì, anche con modi che offendono.