Caro direttore,
non ne posso più in questo inizio di 2020 per controbattere alle bestialità che circolano su Facebook contro il Papa soprattutto a proposito della sua reazione allo strattone ricevuto da una fedele. Sì, non ne posso più. Non ne posso più di chi professandosi cattolico, apostolico, romano denigra, dileggia, biasima, offende ogni giorno il Vicario di Cristo.
Giacomo D’Onofrio
Caro direttore,
il gesto di stizza di papa Francesco strattonato con il can can mediatico che lo ha attorniato mi ha un po’ immalinconito. Vorremmo la santità negli altri e ogni piccola defaillance diventa una trave. Questo episodio, direttore, ci fa capire che il Papa deve essere anche un po’ attore con i mass media che lo illuminano ormai sempre?
Marco Sostegni
Gentile direttore,
le scrivo perché questa mattina, 2 gennaio, mentre guardavo la rassegna stampa in tv mi hanno infastidito i 'titoloni' devianti di alcuni giornali: 'La verità', 'Libero', 'Il dubbio', 'il Tempo'... Per quanto riguarda la reazione del Papa allo strattone, parlano di schiaffi-ceffoni quando invece si è trattato solo di 'sberlette' sulla mano della fedele. È ora di farla finita con il vizio dei titoli fuorvianti che la gente comune fraintende, andrebbero denunciati!
Valerio Pellizzari
Per principio e per convinzione da anni non regalo spazio di informazione e di commento alla minoranza rumorosa e volgare, anche se a volte in vario modo paludata, che costruisce continue mistificazioni contro il Papa e ogni santo giorno lo insolentisce, in qualche caso autoproclamandosi per di più “fedele”. Ma fedele a chi e a che cosa? Totò avrebbe detto: “Ma mi facciano il piacere!”. Stavolta faccio un’eccezione a metà, prestando ascolto ad alcuni amici che hanno scritto ad “Avvenire” colpiti e indignati da quanti sui media tradizionali e attraverso i nuovi canali digitali di comunicazione seminano esagerazioni, falsità e odiosità proprio per colpire e far indignare. I nostri lettori hanno ragione a dolersi (anche se non tutti i giornali citati dal signor Pellizzari hanno la stessa responsabilità). Quelli che straparlano e giudicano così avventatamente, spesso trivialmente e persino «bestialmente» si giudicano da soli, anche se nella loro presunzione meritano, a mio parere, più compassione che altro. Detto questo, resto dell’opinione che nella Chiesa dialogo e confronto siano necessari esattamente quanto quel sommo grado di rispetto reciproco e di accoglienza che, secondo l’insegnamento di Cristo, si fa amore fraterno. E, dunque, continuo a considerare importanti e utili – e per la mia parte cerco di accogliere e di rispettare – i diversi pareri espressi e condivisi da cristiani e, semplicemente, da persone civili. Ma ammetto di capire bene tutti coloro che non ne possono più di quanti, dotti e no, ritengono di poter sentenziare sulla vita e sulla fede degli altri, e persino del Papa. Dibattito sì, indegne gazzarre e deformazioni maliziose no. Vengo brevemente al fatto in sé, ricordando però che dell’umana reazione stizzita del Santo Padre al brusco e violento strattone ricevuto da una signora – diciamo così – un po’ troppo espansiva ed entusiasta abbiamo dato subito conto con Francesco Ognibene. Qui mi limito a sottolineare due punti. Il primo: nessuno dovrebbe pensare di poter afferrare per un braccio e tirare con foga a sé un signore ultraottantenne che sta andando nella direzione opposta, figuriamoci un Papa! Questa cosa non si potrebbe e non si dovrebbe mai fare, e non doveva accadere. Il secondo: papa Francesco, secondo lo stile che gli conosciamo, ha chiesto – lui! – umilmente scusa per il «cattivo esempio » di aver «perso la pazienza». Il Papa, insomma, caro Sostegni, non ha bisogno di recitare una parte da “attore”, perché dice quel che crede e pensa, vive come pensa e crede, e coerentemente con questo sa fare i conti anche coi suoi stessi errori. Per questo è così e amato e capito nonostante le campagne armate contro di lui. Possibile che certi altri personaggi non imparino mai? Possibile che qualcuno dia voce e credito a quell’arroganza e a quella sbandierata asprezza anti-evangelica? Ma soprattutto, possibile, che un po’ di sana riprovazione sociale non induca a una pur minima vergogna chi – giornalista o altro – sembra non sapere più che cosa vuol dire fermarsi e chiedere scusa per errori ed eccessi?
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