Caro direttore,
le immagini che vediamo in questi giorni del passaggio di mano in mano di bambine e bambine all’aeroporto di Kabul da parte di genitori disperati che chiedono una via di fuga almeno per i più piccoli destano grande rabbia, senso di impotenza, preoccupazione che non dimenticheremo facilmente. In Afghanistan c’è una evidente emergenza umanitaria che dura da anni, non è esplosa solo negli ultimi mesi e di essa occorre d’urgenza farsi carico.
L’Afghanistan, infatti, non è proprio il miglior Paese dove vivere la propria infanzia. Dall’inizio dell’anno, per citare qualche numero, più di 550 bambini sono stati uccisi, 1.400 feriti. Tragicamente – come ha chiarito il quinto rapporto del Segretario Generale dell’Onu sui bambini e il conflitto armato in Afghanistan – le perdite di bambini nella prima metà di quest’anno hanno costituito il più alto numero di piccole vittime uccise e mutilate da quando sono iniziate le verifiche da parte delle Nazioni Unite. Un dato impressionante Durante l’ultima fase del conflitto armato fino alla presa di possesso finale di Kabul pochi giorni fa, come Unicef abbiamo continuato a operare per i bambini del Paese e a rispondere ai loro bisogni urgenti. Nonostante tutte le domande senza risposta che ci aspettano, una cosa è certa: l’Unicef c’è e vuole restare e aiutare ogni bambino e ogni donna in Afghanistan. Ci siamo da 65 anni e non ce ne andremo.
Ecco perché riteniamo che occorra ampliare la risposta umanitaria nel Paese, subito, prima ancora di riflettere sui corridoi umanitari. Nel breve termine stiamo fornendo team mobili sanitari e per la nutrizione nei campi per gli sfollati interni e stiamo aumentando la fornitura di acqua nei campi per sfollati e nelle aree colpite dalla siccità che colpisce ancora il Paese, ma non basta. C’è per esempio molto da fare ancora per sconfiggere la polio.
L’Afghanistan è uno dei due Paesi polio-endemici al mondo. Sarà quindi fondamentale continuare ad avere l’accesso alle comunità, comprese case e moschee, per vaccinare i bambini sperando che l’accesso diventi più facile. Questo è un periodo di transizione in Afghanistan e nessuno può prevedere cosa succederà.
Ma con mezzo milione di persone sfollate all’interno del Paese e oltre 18 milioni di persone che hanno bisogno di assistenza umanitaria, oltre la metà delle quali sono bambini, (10 milioni), i bisogni sono enormi. Senza un’azione urgente prevediamo che 1 milione di bambini sotto i 5 anni saranno gravemente malnutriti entro la fine del 2021. Ecco perché occorre una situazione di pace, di rispetto dei diritti umani, delle donne e dei bambini e delle bambine nonché di una stabilità duratura.
Per raggiungere i bambini più difficili da raggiungere, occorre da subito un accesso sicuro e senza ostacoli alle zone critiche, in linea con gli impegni del Core Commitments for Children in Emergencies e i princìpi umanitari. Oppure sarà una catastrofe senza precedenti.
Portavoce Unicef per l’Italia