Fallisce la spallata di Trump negli Usa torna il centro
giovedì 10 novembre 2022

Ancora aperto l’esito del Midterm, ma Biden un po’ più forte Una tempesta si è abbattuta su Mar-a-Lago nella serata elettorale americana, rovinando almeno in parte i festeggiamenti che Donald Trump aveva programmato nella sua residenza in Florida. Ma sono stati i risultati emersi dalle urne a rendere meno euforico il party dell’ex capo della Casa Bianca e futuro candidato. Le elezioni di “medio termine” consegnano un esito ancora incompleto e, pertanto, la valutazione non può essere ancora definitiva. Se è vero che il trionfo repubblicano non c’è stato, sarebbe sbagliato sottovalutare la vittoria del Grand Old Party, seppure sotto la media dei successi che arrridono ogni quattro anni a chi si trova all’opposizione del presidente in carica.

La Camera dei rappresentati viene persa dai democratici, secondo le previsioni, e il Senato resta in bilico, in attesa degli ultimi conteggi e, probabilmente, del ballottaggio in Georgia il 6 dicembre. Joe Biden si ritrova un po’ più forte, anche perché è stata contenuta l’avanzata del fronte “Maga” (Make America Great Again), i filo-trumpiani duri e arrabbiati, sostenitori della teoria del voto falsato nel 2020 e pronti a chiedere inchieste e l’impeachment per l’attuale leader. I repubblicani vorranno certamente imprimere un nuovo corso al Congresso, concentrandosi sulle istanze che li hanno favoriti ai seggi.

La fiammata dei prezzi e la criminalità hanno scaldato molta parte dell’elettorato (facendo salire anche l’affluenza), che considera il presidente troppo tiepido su questi temi. L’impegno a garantire il “diritto di aborto” dopo la sentenza Dobbs della Corte Suprema in giugno e i pericoli per la democrazia sono invece state le bandiere sventolate dai democratici. Se l’agenda e il percorso verso il voto del 2024 saranno segnati dai nuovi equilibri politici, un'altra indicazione importante viene proprio da un parziale ritorno al centro dell’elettorato Usa. Forse è troppo presto per parlare di un’inversione di tendenza rispetto alla polarizzazione e alla demonizzazione dell’avversario che hanno caratterizzato gli ultimi anni (non si può dimenticare l’attacco di un estremista a casa della speaker uscente Nancy Pelosi qualche giorno fa). Tuttavia, da una parte non ha pagato la linea negazionista sulla legittimità di Biden brandita da Trump (è stato confermato il segretario di Stato della Georgia che si rifiutò di “aggiustare” lo scrutinio delle presidenziali) né la scelta di candidati poco credibili sostenuti a colpi di spot milionari.

Dall’altra parte, le proposte di “de-finanziare” la polizia o le posizioni estreme in tema di “politicamente corretto” hanno spaventato la pancia del Paese. Di qui la volontà di premiare donne e uomini che mettano al primo posto le esigenze sentite come più reali e urgenti. La riconferma plebiscitaria di Ron DeSantis proprio nello Stato del Tycoon che si appresta a lanciare la propria terza corsa alla Casa Bianca dice tuttavia che il no al gender, il rifiuto di ulteriori azioni a favore delle minoranze e la riduzione delle misure di prevenzione del Covid costituiscono ancora un mix populista di forte richiamo per l’elettorato bianco. Tanto che proprio Trump e DeSantis potrebbero l’anno prossimo giocarsi la nomination per i repubblicani.

Ci sarà l’attuale presidente a reggere la sfida? L’esito di questo Midterm, andato ben oltre le speranze, potrebbe spingerlo a provarci, seppure nel suo campo, a urne appena chiuse, già si sottolinei la debolezza del suo consenso personale, circostanza che lo ha spinto a non farsi vedere in alcuni Stati per evitare di danneggiare gli aspiranti parlamentari o governatori. Cambierà la politica estera americana, soprattutto nella crisi ucraina, se anche il Senato alla fine passerà sotto il controllo del Partito repubblicano? Probabilmente solo in misura minore. Il nuovo Congresso si insedierà in gennaio e il presidente ha tempo per assicurare ancora ampio sostegno a Kiev, cercando anche di portare Zelensky ad avviare una trattativa con Mosca.

La nuova maggioranza resta a favore degli aiuti militari e difficilmente per ora la linea più morbida di Trump verso Putin avrà il sopravvento. Ma la politica americana resterà in qualche modo appesa al magnate di Mar-a-Lago e alla sua presa sul partito e il Paese. In base alla sua capacità, oggi ridimensionata ma non annullata, di tenere alta la tensione e di dettare l’agenda attraverso i media e il Congresso, si assisterà a un ridursi o un allargarsi della faglia ideologica che attraversa gli Stati Uniti.

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