Caro direttore,
io non esulto per la decisione di Draghi sull’anti-spread. Mi sembra inopportuna e irriguardosa verso la Germania prima della decisione della Corte Costituzionale tedesca. Se fossi un rappresentante della Germania all’interno della Bce mi dimetterei per protesta.
Francesco Zanatta, Brescia
Il suo punto di vista, caro signor Zanatta, può sorprendere qualcuno, non chi conosce, come me, la sua puntuale e puntuta libertà di giudizio. Resta il fatto che anche io saluto in modo convinto il vero anti-spread voluto politicamente da Mario Monti (grazie dall’«asse latino» con Parigi e Madrid), accettato di fatto (per maturato e preoccupato realismo) da Angela Merkel e realizzato con grande intelligenza e tutta la possibile tempestività da Mario Draghi. A questo punto mi auguro – con lei – che i "falchi" tedeschi non perdano le ali che li spingono a vigilare sul necessario buon rigore, ma rinuncino ai pericolosi artigli del rigorismo cieco. Giudico, infatti, ed è un esempio niente affatto casuale, terribilmente «irriguardoso» per i contribuenti italiani che un finto e solo evocato anti-spread europeo abbia fatto sì che, per mesi, buona parte dei nostri seri e concretissimi sacrifici andassero ad arricchire chi speculava contro l’euro… Applaudo, dunque, il presidente della Bce. Così come applaudo il contributo di idee e d’iniziativa politica che il premier "tecnico" italiano sta dando alla Ue: ieri ne abbiamo avuto un altro saggio, con la proposta di un vertice ad hoc per una risposta forte dei Ventisette ai populismi «disintegratori». Tutto questo sta scuotendo un quadro troppo a lungo inchiodato a logiche da "guardiani del bidone", con il terrificante effetto di trasformare in un "bidone" (da bersagliare con tutti i nostri scontenti) l’idea stessa di un’Europa in pace con se stessa, unita e saggiamente solidale. So e dico spesso che i tempi di crisi sono tempi duri, ma propizi per ripartire e progredire. Oggi sono contento di ripeterlo con un po’ più di motivata speranza.