Milano e con Milano l’Italia intera beffate al terzo turno di voto dal gioco della busta. L’Agenzia europea del farmaco traslocherà dunque (causa Brexit) da Londra ad Amsterdam per un regolamento assurdo che affida una decisione di portata economica, politica e sociale così rilevante alla dea bendata. Un disarmante "testa o croce", neanche fosse una partitella fra scapoli e ammogliati senza più fiato per affrontare supplementari e rigori.
E poco serve a consolarci che pure alla potente Germania sia sfuggita l’assegnazione dell’Autorità bancaria (Eba) finita, sempre per cieco sorteggio, nelle mani di Parigi: a differenza di quanto è accaduto all’Italia del pallone, che ai mondiali di Russia non ci andrà per demeriti sul campo, questa volta nell’escluderci dall’assegnazione finale dell’Ema ci hanno messo lo zampino l’arbitro e i suoi arcaici cavilli. A non fare una bella figura, pertanto, è soprattutto l’Europa. Che ha previsto un meccanismo dilettantesco per una partita da 1 miliardo e 700 milioni di euro, tanto vale d’indotto farmaceutico, quasi mille posti di lavoro e 36mila visitatori l’anno nella città che ospita un ente di simile stazza. Milano e l’Italia escono di scena con l’amaro in bocca, certo, ma a testa alta. Per aver saputo una volta tanto – e una volta in più, dopo il successo di Expo – "fare squadra" e proporre una candidatura di alto livello.
La sconfitta non si è consumata per inadeguatezza diplomatica, men che meno per carenze tecniche. Anzi: il percorso che ci ha portati al ballottaggio finale ha il pregio di illuminare un sistema di eccellenza sovente pure da noi ignorato. Perché non risalta dai dati aggregati sul Pil, dalle classifiche internazionali sulla qualità della ricerca italiana, relegata spesso in posizioni poco lusinghiere, o dai continui – e in alcuni casi veritieri – allarmi sulla "fuga dei cervelli". Milano era e resterà «la sede ideale» dell’Agenzia del farmaco proprio per la sua caratura tecnica. Quella italiana, di Agenzia, è considerata anzitutto una fra le più avanzate al mondo, tanto da aver espresso il Direttore generale dell’Ema stessa, Guido Rasi. Dall’ematologia alla cura delle malattie rare, dall’oncologia all’immunologia, il tessuto scientifico nazionale è di rango. In area biotecnologica ci sono delle punte di eccellenza mondiale troppo spesso sottostimate, tanto che tre terapie geniche e cellulari su quattro attualmente autorizzate da Ema sono frutto della ricerca italiana.
A confermare poi come università, laboratori e Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs) siano strettamente interconnessi con il tessuto produttivo, con il mondo delle imprese e gli ingegneri, chimici, biologi che ci lavorano, l’Italia è il secondo produttore di farmaci in Europa, dopo la Germania. Ma siamo addirittura i primi nel cosiddetto 'Conto terzi farmaceutico', l’esternalizzazione di tutto ciò che riguarda la produzione e il confezionamento da parte delle grandi aziende verso piccole e medie imprese del settore, e nel nostro Paese se ne contano migliaia.
È da questo capitale umano, scientifico e industriale che bisogna ripartire. Non solo per digerire lo smacco, ma per trasformare il lavoro fatto sulla candidatura di Milano in risorse – anche morali – per un progetto medico-scientifico ben più grande dell’Ema. E sul quale non c’è fortunatamente margine di manovra per la sorte: lo Human Technopole nell’ex area dell’Esposizione universale. Così come fin dall’inizio aveva immaginato l’Istituto italiano di tecnologia di Genova guidato da Roberto Cingolani, se pienamente realizzato il progetto trasformerà l’Area Expo in un polo di ricerca e innovazione di lignaggio assoluto. Con il centro di genomica oncologica, di neuro-genomica (dove studiare soprattutto le malattie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson), di nutrizione e alimentazione, dei Big data, di Scienze della Vita, di analisi delle decisioni e di nanotecnologie applicate. La medicina oggi sta vivendo un momento di svolta epocale e la sfida della sanità moderna è quella della personalizzazione della cura e della prevenzione. Vincerla con un progetto tecnico-scientifico di primissimo piano quale negli intenti dovrebbe essere lo Human Technopole varrà molto di più che ospitare l’Ema. Altro che partecipare e uscire in finale agli Europei: l’Italia così si aggiudicherebbe direttamente i Mondiali.