La sede dell'Agenzia europea del farmaco è stata assegnata ad Amsterdam non con una monetina ma con la scelta tra due buste. Milano dunque resta fuori, dopo tre votazioni che avevano decretato in sequenza un vantaggio per l'Italia su Amsterdam e Copenaghen con 25 voti contro 20 e 20, in seconda battuta la superiorità dell'Italia su Amsterdam di 12 punti.
Infine alla terza votazione il ballottaggio tra Milano e Amsterdam era finito in parità, con 13 voti a testa, a causa dell'astensione della Slovacchia (i voti in tutto erano 27, uno per ogni nazione). A quel punto è stato necessario il sorteggio della presidenza estone, che non ha usato la monetina - è stato precisato - ma ha scelto a sorte tra due buste.
Il Consiglio europeo degli Affari generali era riunito da questo pomeriggio a Bruxelles per decidere, con un voto segreto, l'assegnazione dell'Agenzia europea del farmaco (Ema) e l'Autorità bancaria (Eba) che dovranno trasferirsi dal 2019 dopo la Brexit.
Le regole del voto
Diciannove le candidature presentate. Milano, Amsterdam e Copenaghen avevano superato il primo turno della votazione, con rispettivamente 25, 20 e 20 voti. Tutti gli altri contendenti sono fuori, compresa Bratislava, data all'inizio in pole position. Dublino, Malta e Zagabria si sono ritirate dalla corsa prima del voto.
Dalla seconda votazione è uscita la sfida finale tra Milano, sempre in testa con 12 voti, e Amsterdam che di voti ne ha avuto solo 9. La terza votazione era finita in parità, con l'astensione dell'Estonia.
I Paesi chiamati a decidere erano 27. Tutte le votazioni sono state anonime e segrete e le schede cartacee, al termine, saranno distrutte. Tra uno scrutino e l'altro potrà trascorre mezz'ora o poco più: il tempo necessario ai singoli rappresentanti per consultare le capitali e far convergere i voti su questo o quel candidato.
La posta in gioco è alta. Anzi altissima: vigilare su uno dei mercati più fiorenti dell’Unione europea, quello dei farmaci. Che nel 2016 ha fatto registrare cifre da capogiro: produzione pari a 250 miliardi di euro, export per 375 miliardi e investimenti per altri 35 miliardi (dati dell’Efpia Federazione europea delle aziende e delle associazioni industriali farmaceutiche).
Cos'è l'Ema
L’Agenzia europea del farmaco (Ema) è una delle eredità più appetibili e contese della Brexit. Deve lasciare Londra alla fine di marzo del 2019. La metropoli lombarda, complice l’effetto Expo che le ha dato visibilità e nuove infrastrutture, era considerata fra le favorite: la sede prestigiosa, vale a dire il grattacielo Pirelli, i collegamenti aerei diretti con le altre capitali europee e la rete di servizi alla persona per le famiglie dei dipendenti erano i punti di forza della sua candidatura. A remare contro invece i delicati equilibri geopolitici, in quanto l’Italia già ospita altre due agenzie Ue (quella per la sicurezza alimentare a Parma e la fondazione per la formazione a Torino).
Le agenzie Ue sono in tutto 45: la maggior parte sono a Bruxelles, che ne ha nove, cinque in Spagna, quattro in Germania e Francia. Ma molti Paesi non ne hanno nessuna.
Cosa perde Milano (e l'Italia)
L’impatto economico del trasferimento è stimato attorno ai due miliardi. Innanzitutto prevede il trasferimento degli 897 dipendenti e delle rispettive famiglie, ma l’indotto vede coinvolti a vario titolo altri 5mila lavoratori. Il budget del 2017 è di 325 milioni di euro, la stragrande maggioranza versati dalle case farmaceutiche che richiedono le autorizzazioni. Altro aspetto da considerare il fattore logistico che ha spinto numerose società farmaceutiche in passato a trasferirsi a Londra per essere vicine all’Authority e che adesso potrebbe ripetersi. Significative le ricadute anche sul fronte dell’ospitalità perché in media ogni anno verso organizzati circa 500 meeting che richiamano 35mila visitatori.
L’Italia è uno dei maggiori produttori farmaceutici europei, con una produzione stimata sui 33 miliardi e 156mila addetti, 53 mila dei quali in Lombardia.
Gentiloni: che beffa!
"Una candidatura solida sconfitta da un sorteggio. Che beffa!", ha commentato il premier Paolo Gentiloni. Il sottosegretario agli Affari europei Sandro Gozi, che ha partecipato al voto, ha ammesso che il risultato lascia "l'amaro in bocca", rivendicando però il grande lavoro fatto e il buon risultato di Milano nelle votazioni, che hanno "confermato la validità della candidatura".
La procedura del sorteggio era stata decisa da tutti e 27 i leader a margine del vertice di giugno, ma che alcuni alti funzionari europei ora guardano con imbarazzo, indicandola come un "autogol", un messaggio "devastante", un assist per le forze euroscettiche. L'idea che la decisione sul futuro di centinaia di impiegati e di tutto l'indotto che ruota intorno a loro sia stata affidata alla sorte, è il ragionamento che rimbalza da un palazzo Ue all'altro, non fa bene all'immagine dell'Europa.
Delusione bipartisan in Lombardia
E il sorteggio beffa di Bruxelles ha provocato una delusione bipartisan, espressa sia dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, sia dal sindaco Giuseppe Sala. Il rilievo è stato mosso soprattutto sul metodo con cui è stato deciso il ballottaggio fra Milano e Amsterdam: il sorteggio appunto. Per Sala, "è veramente un po' assurdo essere esclusi perché si pesca da un bussolotto: tutto regolare ma non normale". Un metodo "triste" anche per il leghista Maroni, che con il sindaco di centrosinistra ha
condiviso un dubbio: che il pareggio alla terza votazione sia frutto di alchimie politiche. "È il paradigma di un'Europa - ha
attaccato il governatore lombardo - che non sa decidere, bisogna che se ne ripensi la governance".
Nessuna festa, dunque, al Pirellone. Si era ipotizzato anche di accendere la facciata del grattacielo di 31 piani disegnato negli anni del boom da Gio Ponti, ma si è finiti per prendere atto di un risultato che scontenta tutti. Passata la delusione, sia per il governatore Maroni sia per il sindaco Sala, che hanno ringraziato il governo Gentiloni per averci messo la faccia, resta una certezza: il ruolo guida dell'economia lombarda e milanese non è messo in discussione dalla sconfitta di oggi.
Anche l'Autorità bancaria decisa con sorteggio. Vince Parigi
Anche la competizione per l'Autorità bancaria europea (Eba) è finita con un sorteggio che ha penalizzato Dublino, consegnando la vittoria a Parigi. Esclusa eccellente, in questo caso, la tedesca Francoforte, che tutti davano per vincente alla vigilia.