La Terra non è un giardino zen, perfetto, coi sassolini in ordine e rastrellato pazientemente da un essere umano. Il mondo è in continuo movimento, è un sistema in equilibrio instabile: non c’era, si è formato, per la scienza un giorno non ci sarà più perché il sole si spegnerà.
La natura nella quale siamo immersi è mutevole e piena di pericoli, cogliamo un’armonia che è fatta in realtà di un disordine sospeso, la sua poesia è più in una distesa di erba alta mossa dal vento che in un prato perfettamente tagliato. L’intervento della nostra specie, in tutto questo, ha permesso di far nascere sia una nuova bellezza, fatta del lavoro e della cura di questo giardino, sia di infliggere veri e propri sfregi. La realtà della Terra resta tuttavia in continua mutazione per fattori naturali.
Anche guardando al Creato come meraviglioso dono di Dio non si può non tenere conto che la Terra è stata popolata da specie che, a prescindere dalla presenza umana, si sono estinte e hanno lasciato il posto ad altre, che i mari hanno ricoperto quasi tutta la superficie del pianeta e che poi è stata la volta dei ghiacciai, che le montagne non sono sempre state così, che anche i continenti continuano a muoversi e, come i vulcani, a vivere. Domani potrebbe succedere qualcosa 'di naturale' capace di distruggere e stravolgere nuovamente tutto.
Quello che sta avvenendo da qualche decennio a questa parte, un niente nella vita della Terra, è che cambiamenti di una certa portata non sono dovuti all’esplosione di un vulcano o alla caduta di un meteorite, ma al modo di vivere degli esseri umani, e tutto si sta verificando con una rapidità insolita.
Quando guardiamo a tragedie come quella accaduta sulla Marmolada e cerchiamo risposte e soluzioni 'immediate', dovremmo tenere conto anche di questo. Del fatto, cioè, che quanto stiamo facendo al pianeta può essere considerato sconvolgente nel momento in cui ci rendiamo conto di come riesce a trasformare le nostre vite. Con lo sguardo di un tempo diverso, il cambiamento non è così significativo. Gli abitanti di Pompei non sapevano di abitare sotto un vulcano esplosivo.
Gli umani sono poi tornati ad abitare quelle terre dominate da un massiccio che nel frattempo ha assunto un profilo diverso, ma che non ha azzerato la minaccia degli sconvolgimenti di cui è capace: solo la tecnologia e la lungimiranza dovrebbero consentire di evitare nuove immani tragedie. In un fiordo norvegese hanno imparato al prezzo doloroso di molte vite perdute che un giorno un pezzo di montagna si staccherà ancora e genererà un’onda spaventosa, ma il monitoraggio costante permette alle persone di vivere lo stesso in quelle zone e ai turisti di fare crociere in quelle acque.
L’esperienza, purtroppo segnata dai lutti, è ciò che insegna alle comunità come adattarsi. La Terra in quanto tale è già condannata dal tempo dell’universo, noi umani possiamo invece salvare il mondo inteso come «casa comune».
Rispettare e avere cura dell’ambiente che ci circonda, con le altre specie viventi, serve a proteggere la nostra 'umanità', che su questo piccolo e prezioso pianeta sperduto nell’universo si è sviluppata. È per tale ragione che, anche oltre lo sguardo della fede, l’unica vera garanzia di un futuro è saper vedere nel mondo un Creato, qualcosa che ci è stato donato e che dobbiamo saper custodire, perché sono i nostri occhi che ne sanno cogliere appieno la bellezza.
Noi siamo parte di questo mondo, prendercene cura significa, come ha ricordato papa Francesco con la Laudato si’, non solo non inquinarlo e non saturarlo di gas serra, ma anche agire in modo che altri esseri umani non patiscano la fame e la sete, non debbano emigrare per disperazione, non siano vittime di conflitti combattuti per appropriarsi di risorse sempre più scarse. Nessuno può impedire di salire a piedi verso il cielo.
Se c’è qualcosa che possiamo fare per il clima va fatto non perché le montagne, i mari, i prati e i boschi si stanno 'vendicando', impedendoci di fruirne, ma per rispetto della vita, anche delle altre creature su cui direttamente o indirettamente abbiamo potere, e soprattutto perché in gioco è la convivenza come fratelli e sorelle in questa casa che abitiamo insieme. Il riguardo che non abbiamo per il Creato ha la stessa radice della violenza che facciamo alle persone, sono le guerre cui non sappiamo mettere fine, le esistenze che non riusciamo a salvare.