Attimi di solitudine, in questo tempo, in un’Italia semplicemente bella In questo estremo limite d’agosto, dell’estate delle certezze infrante restano, qua e là, i giorni di silenzio: camminati lentamente sui sentieri di montagna; scivolati via con le passeggiate tra paese e paese al mare; passati a potarealberi a pulire siepi. Come immergersi in un mondo altro. Quanto erano lontane le immagini di buona parte di noi presi a pigiare compulsivamente sui cellulari; le polemiche tra vaccinati e no-vax; le solite, incredibili capriole della politica; i giorni del lockdown con i troppi morti, le sirene e la paura; le inutili 'comparsate' di divi e presunti tali su social e giornali inclini al gossip. Così, solo e senza orologio, ho risentito i 'suoni del silenzio'. Le onde del mare a Cogoleto in una bella casa delle suore carmelitane di santa Teresa che, lavorano e pregano con dei sorrisi di serenità trapassante e contagiosa; al colle della Fauniera, sopra Castelmagno e al Colle del mulo dove un monumento a Pantani che vi è passato col Giro d’Italia, lascia intatto il mistero sulla fine del campione.
A Murazzano dove il latte delle capre s’incontra con il cibo 'buono e sano'. Nell’orto di casa a osservare un pomodoro crescere di giorno in giorno. Nei santuari come a Fontanelle di Boves, a Superga, alla Madonna dei fiori di Bra, a Forno di Coazze. È stato bello. Ho capito la ricchezza del silenzio, le scelte del deserto di santi come Charles de Foucauld, il fascino dei monasteri, la forza del tacere, il genio del pensare. E mi sono ritrovato bambino in mezzo a un sogno di mezz’estate. Splende alto il sole. Tutt’intorno i profumi del bosco che t’inseguono, t’assediano, ti inebriano: dolcemente. È così dal tempo dei Romani, c’è sempre quest’angolo incantato. La via sterrata s’inerpica, stancamente. Al di là della collina s’apre lo scenario naturale e irripetibile delle rocche, le montagne rocciose d’Italia. Sono tra le colline della sinistra Tanaro in Piemonte. Terra per una pausa.
E, ogni passeggiata, è un tuffo tra le certezze di ieri e il rigoglioso rinnovarsi della natura. Nell’ombra sovrana, le ricchezze del sottobosco inesplorato: tra le felci e il mirtillo, tra i mughetti e il narciso. C’è l’orchidea e una soffusa atmosfera da sogno. Immersione totale nella Laudato si’ di papa Francesco. Cammino e sento il temporale formarsi: le nuvole fondersi, dividersi, affastellarsi; il vento sembra cattivo e minaccioso, un silenzio e una luce irreali riempiono quest’angolo di mondo. Ecco, le prime gocce e quell’odore di 'polvere bagnata', Gli uccelli cercano riparo come cani, gatti e tutti gli altri animali. E allora che emergono, uno a uno, rumori che non ho sentito per anni: il fragile stormir delle foglie, lo scricchiolio degli alberi, l’acqua scorrere lungo la strada sterrata.
Comincio a capire le lunghe e spesso vacue conversazioni sulle tv in questi due anni di pandemia; rivedo come in un flash-back le ipotesi di governi, presidenti della Repubblica e del Consiglio, maggioranze d’ogni tipo e mi accorgo di quante falsità imbrattano, ogni momento, le nostre vite. Così tanto che alla fine non sappiamo più dove sta il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, i ricchi e i poveri. Certo, sono stati due anni vissuti pericolosamente e chissà per quanto ancora dovremo lottare: non contro chissà cosa che vuole cambiare la geopolitica mondiale, contro la pandemia, contro certe teatralità del sacro ricche di forma e povere di preghiera. Cerchiamo autenticità e verità. E allora, immersi come siamo nel mare delle chiacchiere, di tanto in tanto i 'suoni del silenzio' sono la strada giusta, quella vera: per ascoltarci noi, gli altri, quelli che la pensano diversamente da noi, senza rabbia, senza accanimento, anche quelli che chiedono aiuto, dentro e fuori di noi, dentro e fuori e di casa. Ascoltare è accogliere. Sì, l’ascolto è la via di uscita.