Caro direttore,
qualcuno si lamenta perché l'Unione Europea ha rinviato il divieto di fabbricare auto alimentate con lo storico “motore a scoppio”. A questo proposito ritengo che le transizioni tecnologiche mediante provvedimenti legislativi siano fonte di disastri economici. Vorrei riportare esperienze da me vissute. In entrambe le leggi fondamentali che regolano l'universo: quella di Newton e quella di Einstein compare la massa. Quindi sarebbe opportuno, quando si parla di energia, associarla alla massa degli elementi che entrano in gioco per produrla. Più di vent'anni fa guidai una macchina elettrica a Ginevra. Alla fine, dopo mezz'ora di guida, chiesi al mio accompagnatore: «Come fate a produrre l'energia elettrica per ricaricare le batterie? ». «Domanda intelligente e lei come farebbe a produrla?». « Io userei solo energia prodotta dalle centrali elettronucleari e idroelettriche». Risposta del mio accompagnatore: «È quello che facciamo ». La Svizzera, analogamente ad altri Paesi industrializzati ha continuato a produrre energia elettrica attraverso la fissione dell’atomo in attesa di generarla dalla fusione dello stesso. Quando si cominciò a parlare di pannelli fotovoltaici venne pubblicata una mia lettera in cui avanzavo l'ipotesi se fosse possibile aumentare, mediante “concentrazione” della luce il rapporto tra superficie ricevente e quella che produceva energia elettrica. Il presidente di una notissima industria bresciana mi contattò perché voleva conoscermi. Nel colloquio gli spiegai cosa intendevo nella mia segnalazione. Lui mi disse: «Stiamo costituendo al di là dell'Atlantico una società per realizzare quello che lei ha proposto». Dopo un po', gli telefonai per sapere come fosse proseguito il progetto e lui mi disse: «È stato sospeso perché le autorità di quel Paese ci hanno imposto, per ricevere il contributo, questo vincolo: “Quale tecnica e costi avete per la neutralizzazione, smaltimento e recupero dei vostri pannelli fotovoltaici esausti?”». Forse non sarebbe male che qualcuno desse una risposta a questo interrogativo in Italia e non solo. Buon lavoro
Francesco Zanatta Brescia
L’equivalenza di massa ed energia, gentile ingegner Zanatta, è forse la formula della fisica più conosciuta di tutti i tempi, la famosa equazione di Einstein E = mc², che lei giustamente ricorda nel toccare il vero nervo scoperto della necessaria e irrimandabile transizione ecologica: con quale energia alimentiamo i nuovi motori elettrici e più in generale l’elettrificazione delle nostre società per abbandonare le fonti fossili? Il direttore mi invita a commentare la sua intelligente provocazione, colgo con piacere l’occasione per tornare su quella che possiamo tranquillamente definire una sfida epocale, anzi “la” sfida del nostro tempo. Ebbene, non solo l’Unione Europea, anche gli Stati Uniti e la Cina si sono dati un cronoprogramma per abbandonare i motori termici, ma con tempistiche e gradazioni differenti. L’Europa ha scelto lo stop definitivo per le nuove immatricolazioni nel 2035, salvo concedere una discussa deroga sui motori termici alimentati da combustibili sintetici alla Germania. L’Agenzia per la protezione ambientale Usa (Epa) ha proposto invece nuovi limiti per le emissioni di gas di scarico delle auto: prevedono che entro il 2032 siano elettrici il 67% di tutti i nuovi veicoli venduti. La Cina, infine, sta aumentando il suo vantaggio competitivo nella componentistica e nelle materie prime necessarie sia per il motore elettrico sia per i pannelli fotovoltaici. I provvedimenti legislativi sono indispensabili per provare a guidare fenomeni complessi in cui interagiscono Stati, aziende private e pubbliche, cittadini, consumatori, blocchi geopolitici; definiscono la cornice e certo rischiano di provocare dei danni collaterali. Ma ogni salto tecnologico comporta delle “distruzioni creatrici”, favorendo al contempo la nascita di avventure imprenditoriali. Si inaugurano così nuove filiere, che a loro volta alimenteranno l’innovazione. In Italia stanno nascendo ad esempio le prime giga- factory per la produzione di batterie e pannelli fotovoltaici. Fioriscono attività di recupero e riciclo dei materiali, comprese le terre rare contenute nei nostri smartphone. Abbiamo raccontato proprio qualche giorno fa nelle pagine economiche di “Avvenire” la startup di due giovani “cervelli in fuga” italiani, Adriano Desideri ed Emiliano Casati, che nel 2017 hanno dato vita a Solho, azienda specializzata in impianti termo-solari per medie e grandi imprese. Solo alcuni esempi di quello che speriamo possa significare la transizione energetica: una transizione ecologica completa, un nuovo modo di concepire la produzione, il consumo e il recupero di materia ed energia. Una sfida epocale alla quale anche l’Italia non può certo sottrarsi.