Davvero nulla merita Vitalie l’ammazzato?
venerdì 30 novembre 2018

Nel nuovo capitolo dell’annoso confronto sulle regole per la legittima difesa – da estendere oppure lasciare nell’attuale assetto – gli è capitata la parte della comparsa. Ma nel fattaccio che ha riacceso il fuoco della polemica è quello che ci ha rimesso la pelle, e una parola su di lui qualcuno dovrà pur spenderla, una parola umana, s’intende.

Vitalie Tonjoc aveva 29 anni ed era nato in Moldavia. Nella rivendita di pneumatici di Monte San Savino aveva fatto irruzione con l’intenzione di arraffare quel che c’era – non una fortuna che meriti di rischiare la vita – e ne è uscito cadavere. Ma il tentativo di furto che lo ha visto soccombere sembra ora interessare solo come pretesto, colto al volo dagli uni per rilanciare la proposta di autorizzare la reazione armata di chi vede minacciata la sua proprietà, e scagliato dagli altri per accusare i primi di voler trasformare il nostro Paese in un saloon dove i conti si regolano armi in pugno. Chi ha ragione? Certo non chi pensa che un Paese dove circolano più armi sia un Paese più sicuro.

Ma qui è altro che merita tutta l’attenzione. Nella contesa esplosa dopo il tentato furto finito malissimo i panni della vittima sono stati subito attribuiti a Fredy Pacini, gommista, che per difendersi dall’intrusione di due malintenzionati nella sua azienda (l’ennesima, a quanto risulta) ha reagito sparando. Il morto – vittima certificata – invece è come sparito. Cancellato, rimosso. La sua condotta sembra averne annullato la stessa dignità umana.

Non è più nessuno, eppure è suo il sangue che alimenta un’intera, vastissima discussione pubblica. Lo si può considerare solo un fantasma innominabile? Nessuno può discutere il fatto che sia stato ucciso: per paura o esasperazione, senza odio o disprezzo, ma è caduto a terra colpito a morte.

Da quel momento sembra aver cessato di essere un uomo per diventare un simbolo delle minacce che avvertiamo sulla soglia della nostra vita e che mai vorremmo doverci trovare a guardare negli occhi, di notte, da soli, temendo il peggio, e difendendoci d’istinto come possiamo. Ed è bastato questo a escluderlo dal nostro campo visivo, come non fosse più un uomo? Sia chiaro: nessuno intende giustificare la sua condotta, mitigarne le responsabilità o rinunciare a mettersi – come molti stanno facendo, talora rumorosamente – 'nei panni di Fredy'.

Ma crediamo che la paura non possa diventare disprezzo, e trasformare un uomo ucciso a colpi di pistola in un buco nero della cronaca. Davanti a chi esulta per la sua morte avvertiamo solo il bisogno profondo, invincibile di restituire un volto e un nome all’uomo al quale in questi giorni si pensa come a un’ombra oscura che è stato un bene eliminare. Vitalie ha di certo commesso un errore grave – probabilmente non il primo –, che stavolta non gli ha concesso la possibilità di tornare in sé e dare alla sua vita una nuova occasione e un futuro diverso dal furto con scasso. Nelle cronache è il ladro ucciso, nella diatriba politica è l’incarnazione del terrore che assedia case e aziende, nella narrazione mediatica accade persino che diventi poco più di uno scarafaggio che ha meritato solo di essere calpestato, un «criminale» da neutralizzare.

Ma perdere di vista che anche nelle più drammatiche vicende di cronaca i protagonisti sono persone, col loro carico di contraddizioni ed errori, apre la porta a ogni possibile abuso sulla vita umana e rende scivolosa la stessa discussione sui margini di libertà per l’autodifesa, figuriamoci la prospettiva di legiferare sulla spinta di tanta approssimazione emotiva.

Per quanto possa risultarci difficile scorgerlo, c’è sempre un volto da riconoscere, nel ladro come in chi si sente minacciato. Essere solidali con le paure di Fredy il gommista non può impedirci di cercare nel corpo esanime di Vitalie il ladro la nostra stessa fisionomia umana, la medesima tossina del male che ha agito in lui così come insidia ciascuno di noi. Ritrovarsi su questa elementare verità pare poco, e invece oggi sta diventato tremendamente importante.

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