Il 'pane sporco' della corruzione è ancora ben saldo al centro della tavola di molti italiani e a nulla sembrano serviti in questi anni gli scandali, le inchieste giudiziarie, l’ondata crescente di indignazione popolare, gli alti richiami delle autorità. Troppo diffuso il virus delle tangenti, troppo facile creare circuiti di malaffare paralleli, troppo permeabile il corpo dell’amministrazione pubblica per riuscire a invertire la rotta, nonostante i buoni propositi. Lo ha dimostrato anche il caso Mantovani, il vicepresidente di Regione Lombardia arrestato martedì con l’accusa tra l’altro di aver truccato le gare per il trasporto dei malati in dialisi. Basta del resto scorrere il racconto di questo mese di ottobre, se mai servisse la certificazione di un degrado sempre più diffuso. Nel Casertano per ottenere appalti dalle Asl e dai Comuni locali prenotavano viaggi ed escort, oltre a nascondere i soldi nei regali di Pasqua. 'La gallina ha fatto l’uovo' era la parola d’ordine al momento della consegna dei gentili cadeaux. Sempre a Milano un gruppo di ex funzionari del Comune aveva accumulato un tesoretto fatto di 32 lingotti d’oro, inquinando appalti per lavori di manutenzione nelle scuole e nelle case popolari, mentre a Firenze 'un sistema collaudatissimo' che faceva capo ai vertici di Anas Toscana ricordava a tutti una regoletta semplice semplice: quella del 5%, la quota richiesta sull’importo delle opere. È il racconto dell’ultima settimana, se mai servisse la certificazione di un degrado sempre più diffuso. Il susseguirsi dei fatti di cronaca ha fissato una convinzione: che 'così fan tutti', da Nord a Sud, pur se con modalità diverse da territorio a territorio, e a seconda anche della presenza di organizzazioni criminali. Ma con una costante: arricchirsi, il più in fretta possibile, massimizzando i profitti. Che si ricoprano incarichi pubblici o si possa godere dell’anonimato, vale lo stesso motto: silenzio, si ruba.
IL SISTEMA FEUDALESi ruba perché è semplice, perché conviene e perché (nonostante tutto) è difficile essere scoperti. «Ci sono troppi interessi convergenti in gioco perché il tessuto del malaffare venga reciso una volta per tutte – spiega
Alberto Vannucci, docente di Scienza politica all’Università di Pisa e coordinatore di un Master universitario in Analisi, prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e della corruzione –. Le facce dell’illegalità sono tante: imprenditori spregiudicati, pubblici ufficiali consenzienti, classe dirigente non all’altezza, società civile assente. È un virus che, ormai senza sorprendere più, si trasmette facilmente anche a realtà del Terzo settore, come quelle coinvolte in Mafia Capitale». Alla Grande Rendita, dunque, partecipano tutti, privatizzando gli utili e pubblicizzando le perdite. «Fa ridere chi pensa che riducendo il ruolo dello Stato nell’economia possa abbassarsi il rischio tangenti – continua Vannucci –. Di fatto, la corruzione è già un fenomeno che sottrae risorse di tutti a favore di pochi». Dietro alla figura del 'moderno feudatario', l’ideatore degli scambi illeciti, c’è la fila di gente che vuole entrare a far parte della 'cricca'. «Si viene selezionati in base alla disponibilità alle connivenze, nella certezza che sia sempre possibile sfuggire ai controlli, per quanto incisivi». È evidente, in questo contesto, la responsabilità della politica, apparsa a torto o ragione troppo arrendevole. In materia di lotta contro la corruzione, l’Italia «continua a soffrire di una percezione assai negativa», ha ricordato martedì il governatore di Bankitalia,
Ignazio Visco, commentando il report dell’Onu proprio su questi temi. «Ha ragione – sottolinea l’economista
Giacomo Vaciago, un passato come sindaco di Piacenza – e lo stesso aveva detto durante le sue Considerazioni finali a maggio. La corruzione è il cancro che si sviluppa in un organismo che è già insano».
LA REAZIONE DELLA SOCIETÀ CIVILE Eppure gli antidoti all’illegalità, almeno sulla carta, ci sarebbero. Oltre 300 enti locali, tra Comuni e Regioni, grazie all’impegno dell’associazione Avviso Pubblico, sono in rete per cercare di applicare buone prassi amministrative contro l’illegalità, partendo dalla formazione, «che è un impegno non negoziabile quando si parla di questi temi. Avere un codice etico di condotta da rispettare dovrebbe essere un obbligo per sindaci e governatori» sottolinea Vannucci. «Si impara a essere onesti da ragazzi – aggiunge Vaciago – per questo si dovrebbe iniziare da sistemi di valutazione trasparenti, innanzitutto nelle scuole». Poi c’è l’Autorità nazionale anticorruzione, che ha riscosso elogi bipartisan in questo anno di attività per la capacità di guardare a fondo nel mondo degli appalti, attraverso una ricognizione sistematica delle gare che ha messo in guardia da possibili distorsioni di mercato. «Ma Raffaele Cantone si muove a valle di un processo che continua a essere innescato dalla politica – continua l’economista della Cattolica –. Bisogna cominciare a monte, dai piani regolatori, dalle varianti urbanistiche». Il riferimento è alle opacità insite nella pubblica amministrazione, che si è dimostrata sin qui resistente a qualsiasi tentativo di riforma. Da Tangentopoli in poi, è come se ci si trovasse da sempre in uno stato di corruzione endemica.
L’IPOTESI DI 007 IN INCOGNITO Proprio da uno dei protagonisti di quella stagione, il magistrato
Piercamillo Davigo, è arrivato nei giorni scorsi l’invito a una terapia d’urto, a un giro di vite senza precedenti contro mazzette, mariuoli e nuovi furbetti. «Mi è stato detto che è troppo difficile fare indagini sulla corruzione – ha spiegato in un’intervista al mensile 'Dirigente' l’attuale consigliere della Corte suprema di Cassazione, seconda sezione penale –. Negli Usa, dopo le elezioni, mandano agenti sotto copertura a offrire denaro agli eletti: coloro che lo accettano vengono arrestati. A ogni elezione ripuliscono la classe politica». Armi non convenzionali per estirpare il cancro: è un metodo riproducibile anche nel nostro Paese? «Sì, soprattutto nei contesti più piccoli – risponde Vannucci –. È difficile invece che funzioni per individuare infiltrazioni criminali in operazioni più grandi, dove tutti conoscono tutti e un 'esterno' verrebbe immediatamente scovato e isolato». Quasi sempre succede che si indaga su altro e ci si imbatte nel vortice della corruzione. Che travolge tutto, senza scrupoli. A fine settembre, a Napoli, i militari dell’Arma hanno scoperto l’esistenza di un’associazione criminale guidata da un imprenditore attivo nella refezione scolastica. Grazie all’intervento di amministratori e dirigenti pubblici e con la complicità di altre persone, il gruppo otteneva l’aggiudicazione di appalti per la fornitura di pasti in scuole in tre province campane, determinando l’esclusione dalle gare delle ditte concorrenti, anche con la promessa di posti di lavoro per parenti e amici. Nel 'pane sporco' della corruzione, le briciole per gli altri non mancano mai.