Venti aspiranti governatori e quasi 500 candidati consiglieri hanno firmato il manifesto del Forum delle associazioni familiari «Per una Regione a misura di famiglia». Si tratta certamente di un successo, che lascia ben sperare per l’avvio della nuova legislatura, se alle firme apposte seguiranno comportamenti coerenti. Ma insieme è anche la riprova di come, purtroppo, sul tema della famiglia si fatichi a superare certe barriere ideologiche. Non si riesca a intendersi bene su "cosa" sia ancora e sempre la famiglia e quale debba essere, pur nelle legittime differenze di opinioni e strategie politiche, l’approccio metodologico corretto da seguire per sostenerla.Un passo indietro per comprendere. Il manifesto del Forum, offerto ai candidati di tutte le liste come base di impegno in vista della tornata elettorale, propone «qualche idea di politiche per la famiglia». Sono sei punti relativi alla tutela della vita umana; i beni relazionali; l’educazione, la scuola e la formazione; il mondo del lavoro; il sociale e il sistema fiscale, declinati prima a livello generale e poi specifico per ogni regione nella quale si va alle urne. Fondamentale è la premessa – «Ricominciamo dalla Costituzione» – nella quale si ricordano la definizione della famiglia scolpita nell’articolo 29, i doveri e diritti dei genitori fissati nell’articolo 30 nonché l’impegno della Repubblica ad agevolare la famiglia inserito nell’articolo 31. Vengono infine richiamati gli articoli 117 e 118 nei quali si specificano i compiti amministrativi degli enti locali e si sottolinea in particolare il principio di sussidiarietà e di valorizzazione delle autonome iniziative "dal basso" dei cittadini.Il manifesto del Forum, dunque, non è un documento confessionale, non parla della visione cristiana citando il catechismo, ma declina i valori costituzionali, laici, nella realtà italiana, indicando una serie di piste operative. Rispetto alle quali, ovviamente, si può essere più o meno d’accordo riguardo alla loro efficacia oppure alla scala delle priorità o ancora rispetto agli strumenti suggeriti, ma che trovano appunto la loro radice naturale nella nostra Carta fondamentale. Quella stessa Costituzione che da più parti viene spesso sbandierata, qualche volta persino brandita, sempre giustamente difesa quale collante della coesione sociale del Paese.Eppure, se si analizza la "geografia" dei firmatari, ci si accorge di come il tema della famiglia sia assunto quale priorità – almeno nelle intenzioni – dai candidati dell’Udc e dalla gran parte di quelli del Pdl e della Lega. Sembrerebbe invece interessare solo una minoranza dei politici di una grande forza popolare come il Partito democratico e poco o nulla gli esponenti di un movimento, l’Italia dei valori, che pure della legalità e del rispetto della Costituzione ha fatto la sua bandiera. Della Carta, però – così come di quei valori fondamentali che più volte sono stati richiamati in questi ultimi giorni – non si può prendere solo ciò che appare congeniale, senza guardare al disegno complessivo e al metodo di intervento indicato.Di fatto, prima ancora della scarsità delle risorse e delle differenti ricette, sono le barriere ideologiche a frenare un’adeguata valorizzazione della "risorsa famiglia". Riconoscere che la famiglia è un bene in sé per l’intera società riesce ancora difficile a molta parte del mondo politico. Spaventa evidentemente la soggettività che la famiglia stessa può dispiegare, se viene appena appena sussidiata.