GianCarlo Bregantini, arcivescovo di Camposso-Bojano
Caro direttore,
la arcidiocesi di Campobasso-Bojano celebra oggi il suo Verbum Domini. Ha infatti raccolto, con gioia, l’invito pressante di papa Francesco, nell’esortazione Misericordia et Misera, al n. 7: «Sarebbe opportuno che ogni comunità diocesana potesse dedicare una domenica interamente alla parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo. Con creatività e solennità». Questo evento ha così completato la festa, ormai storica, del Corpus Domini, cuore delle feste campobassane.
La Settimana biblica è stata scandita, dal mattino alla sera, con la presenza di lettori ogni dieci minuti, per proclamare la Bibbia, per brani scelti, dalla Genesi all’Apocalisse. Sono così entrati in gioco parrocchie, comunità religiose, gruppi e scolaresche. Una processione di ascolto, che ha visto vivacizzarsi, come non mai, la piazza davanti al Comune, coinvolgendo il sindaco e la sua amministrazione. La cosa innovativa è stata l’intuizione delle catechesi serali, attorno a alcune pagine tremendamente attuali, arrivando a dire che la Bibbia stessa ci catechizza. Così alla pastorale familiare è toccato il Cantico dei Cantici, commentandone la sua piena dolcezza, scandita con testimonianze, domande, canti. Omaggio alla Amoris laetitia, sempre più necessaria, specie in questi tempi!
Coinvolgente lo sguardo al libro di Qoelet, che ci ha permesso di raccogliere le sue ardite provocazioni, spingendoci oltre il suo apparente pessimismo. Alla luce di Gesù, anche il monito, più volte ripetuto, Vanità della vanità, si è trasformato in un pressante invito alla autenticità. È vano quanto si trattiene.
Egoisticamente. Perché poi evapora, si scioglie nel nulla. Vano, appunto. Regge e fa invece godere solo quello che tu doni. Perché è solo il Cristo che da senso al tempo. Con lui nulla sfugge. Nulla è vano. Perché – come si diceva nella lettura delle domande dei Vangeli ai giovani – Cristo è il filo, che tiene unite anche le perline scheggiate. Se manca, anche quelle belle sfuggono. Con lui, invece, anche le scure o ferite sono pienezza.
Di grande stupore è stata la proclamazione di tutta la Lettera ai Romani, letta d’un fiato, con la voce di tre chiese sorelle, Valdese, Riconciliazione e Cattolica. Quel testo riluce di una bellezza inattesa. Ci ha riportato alla voce stessa di san Paolo.
Successivamente, anche le domande attorno al dolore di Giobbe, proclamato con emozione dalla pastorale della salute, si sono fatte eco di ogni letto di dolore. Ma questo, alla luce di un Dio che offre suo figlio in Croce, per riscattare ogni nostra sofferenza.
I catechisti hanno dato, al libro degli Atti, l’attesa delle periferie, dove poter annunciare, con entusiasmo, lo stesso kerigma delle comunità antiche, sempre più fresco e vitale. E infine, eccola, l’Apocalisse, che ci restituisce il sapore dell’infinito e dell’oltre di Dio, perché la città di quaggiù abbia sempre come riferimento la Gerusalemme celeste.
Quali i frutti sperati del Verbum Domini? Saranno un amore crescente alla Parola, la giornata settimanale della Parola e l’angolo della Bibbia, nelle case. Questo ci permetterà di testimoniare la forza dell’annuncio, specie in questo secondo anno di sinodo diocesano dedicato al kerigma, negli ambienti di vita, come il lavoro e la politica, anche per fondare i valori su cui basare le scelte nella prossima consultazione elettore. Siamo infatti certi che se la Bibbia resta aperta nelle chiese, sarà aperto anche il nostro cuore e le nostre città al perdono e all’accoglienza fraterna, poiché la Chiesa, come ci ricorda l’Evangelii Gaudium (174) non evangelizza se non è continuamente evangelizzata dalla divina Scrittura.
*Arcivescovo di Campobasso-Bojano