venerdì 20 novembre 2015
COMMENTA E CONDIVIDI
Gli errori di prospettiva della ritornante visione di «laicità negativa», il vero cuore della debolezza Il popolo francese è stato profondamente ferito e umiliato dagli attentati di Parigi e con esso è stata colpita «tutta l’umanità», come ha detto per primo papa Francesco. Non solo nella République, ma nel mondo (fuorché tra i sostenitori del terrore jihadista) è subito scattata quella «reazione decisa e solidale da parte di tutti» che lo stesso Papa auspicava. Decisione ferma a contrastare la cultura della morte e solidarietà universale alle sue vittime sono i due pilastri dell’appello di Bergoglio. Una reazione composta, proporzionata e realistica di molti tra la gente, le autorità e i commentatori, ma anche irragionevole, oltranzista e utopistica quella di altri cittadini, uomini politici e mass media. Dal «rafforziamo la vigilanza, intensifichiamo i controlli e puniamo severamente i colpevoli» di questi orribili crimini, fino ad «andiamo alla guerra totale e facciamoli fuori tutti», senza distinguo alcuno. Con gli accenti e le sfumature tra le due, resta la ferma decisione di opporsi a una nonlogica, quella della violenza gratuita dell’uomo contro l’uomo. Anche la solidarietà, chiesta dal pontefice, ha trovato larga eco non solo in Occidente, ma anche nella maggior parte dei Paesi arabi e presso gli islamici davvero rispettosi di Dio e dell’altro. Una solidarietà fatta di umana vicinanza, sostegno fattivo, cordialità e simpatia, ma anche – per il credente di ogni fede – propriamente religiosa, attraverso la preghiera per le vittime, la pace e la riconciliazione tra i popoli, accolta con sollievo e gratitudine da moltissimi parigini. Quella della preghiera è una solidarietà libera, gratuita, disarmata. Capace di riempire un vuoto di senso e di speranza, aprire una breccia nel dolore e nel timore, dischiudere un orizzonte più grande. Chi può avere paura della preghiera per i morti e per chi li piange, per la pace, perché si affermi anzitutto il bene della vita? Eppure, a dar voce alla 'paura delle preghiere' ci ha provato il quotidiano 'Libération' con un aspro editoriale di Luc Le Vaillant. Lo storico giornale della sinistra francese se la prende con un hashtag #prayforparis che ha avuto e ha una grandissima circolazione nel mondo digitale, lo stesso che 'Avvenire' ha rilanciato per primo nel nostro Paese, accompagnandolo con la versione italiana #preghiamoperparigi. Il commentatore sostiene che «non bisogna pregare per Parigi, perché così si fa il gioco della religione e delle sue guerre. Non arrivo a dire che così si fa il gioco degli islamisti, ma quasi…». La tesi scaturisce non dalla realtà, ma da una ritornante concezione negativa della «laicità», come spiega lo stesso Le Vaillant: «La Francia è un paese laico dove tutte le religioni hanno il diritto di esistere, ma devono tenersi nascoste nell’ambito del privato. (...) Questa battaglia è stata lunga, a partire dal 1789, tra i cattolici reazionari e i progressisti repubblicani», e la grandeur de la France sarebbe una «democrazia blubianca- rossa» basata sull’esclusione di principio del senso religioso dei cittadini e del suo contributo all’edificazione del bene comune della nazione attraverso lo strumento proprio della democrazia repubblicana. Conclusione: Parigi è stata «attaccata per la sua festosa miscredenza, perché ha deciso di stare dalla parte di Sodoma e Gomorra, per la sua tolleranza» verso tutte le fedi «fino a quando esse restano inginocchiate nel loculo dell’intimità». E inevitabile morale finale: «Amici del mondo intero, grazie per #prayforparis, ma noi non abbiamo bisogno di più religione. Noi crediamo nella musica, nei baci e abbracci, nella vita, nello champagne e nella gioia», conclude l’editoriale. Per vivere, bisogna pur «credere» in qualcosa. Ma questa idea di 'laicità negativa' – contenitore sociale e politico vuoto di tutti i valori che facciano riferimento al senso religioso di ogni uomo, al fine ultimo della sua vita, all’orizzonte trascendente del mondo e della storia e all’amore rivelato che ne è l’anima e la gioia vera – è davvero il baluardo contro la violenza e l’odio del fanatismo terroristico che assedia l’Europa? O non è invece il cuore della sua debolezza, che la rende vulnerabile ai tentativi di dirottare l’inestirpabile senso religioso di ogni persona dalla ricerca del bene autentico, della felicità per sé e per tutti, alla «bestemmia» della violenza e dell’odio?
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: