Le cose vanno male: il caldo soffocante di questo 2022 ha diminuito la sua presa e subito si sono scatenate tempeste mai viste con vento, tuoni, grandine e tornadi, mentre tutto (e tutti i giornali) ci dice che andiamo incontro a un autunno e un inverno 'terribili': avremo guerra latente e aperta, costi dell’energia assurdi, inflazione galoppante, divisioni politiche inconcludenti e forse anche recrudescenza dell’epidemia di Covid... La nostra inquietudine si sta facendo altissima... fino al culmine dell’ansia, degli attacchi di panico, persino dell’aggressività contro tutti, a cominciare da noi stessi. Cosa manca al mondo per poter tirare il fiato e dirci fuori pericolo? Potremmo rispondere: tante cose, troppe, mai così tante!
E invece no, sarebbe un abbaglio: ne manca una sola. Riflettiamo. Abbiamo risorse per tutti, per qualsiasi esigenza di ogni essere umano e vivente su questa Terra? Sì, le abbiamo. Abbiamo tecnologie per affrontare emergenze e risolvere problemi che aspettano, trascurati, anche da moltissimi anni? Sì, le abbiamo. Abbiamo idee, tra le quali possiamo scegliere confrontandoci da persone adulte, al posto degli ideologismi che, finalmente, hanno sgomberato il campo? Sì, ne abbiamo. Abbiamo risorse umane, in noi stessi e negli altri, risorse anche inaspettate, insospettabili, ma che sarebbero di nuovo in grado di ricostruire interi Paesi, di invertire la rotta, di cambiare tendenze 'inesorabili'? Sì, le abbiamo.
Abbiamo tutto, in realtà. Manca solo una cosa: la speranza. Ma cos’è la 'speranza'? Si tratta di una parola antica, importante e solenne. E oggi, proprio per queste sue caratteristiche, rischia di finire nel tritacarne dei luoghi comuni, della retorica e delle frasi fatte. Infatti, come distinguere la speranza dallo stucchevole ottimismo? Come evitare di ridurla a orgoglioso – e in realtà fragile – volontarismo? Come liberarla dal sottobosco degli slogan politici da eterna campagna elettorale? Come salvarla dal sospetto che si tratti di un semplice motto consolatorio, che sa addirittura di sacrestia?
Già, la sacrestia. Per chi crede, infatti, la 'Speranza' è una 'virtù teologale': significa che, secondo lui, quando essa fa sentire i suoi effetti concreti nella vita di una persona è perché quella persona ha in sé lo Spirito Santo, cioè Dio stesso (!). Ovviamente il non credente potrà addirittura irridere questa convinzione. Eppure essa contiene un messaggio che interessa tutti, senza distinzioni. E il messaggio è questo: la speranza, se c’è, se è lei, è molto più grande delle risorse e delle energie dell’uomo. Infatti, dove c’è, le moltiplica.
Sperava Martin Luther King (« I have a dream »), sperava Madre Teresa di Calcutta («Posso fare poco, ma è ciò che dà valore a tutta la mia vita»), speravano Falcone e Borsellino («La mafia è fenomeno umano, e come tale finirà»; «Chi ha paura, muore ogni giorno, chi ha coraggio muore una volta sola...»), sperava Gino Strada e continua a sperare chi continua la sua opera, spera il direttore del carcere che non rinuncia a lavorare perché «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato» (articolo 27 della Costituzione, scritta da gente che sperava), spera l’insegnante che anche quest’anno si rimbocca le maniche ed entra in classe con un sorriso perché vuole trasmettere ai ragazzi la certezza che esistono cultura e valori e bellezza, che ci sono cose da scoprire e che diventando cittadini si può contribuire a cambiare il mondo, spera il povero che si imbarca su uno scafo scassato perché ha in animo di lavorare e farsi una vita migliore e crede che oltremare ci sia un Paese accogliente (o semplicemente giusto). Sono tutti esempi di uomini e donne che, grazie alla speranza, hanno fatto e fanno e faranno cose più grandi di loro, mentre tanti dicevano, dicono e sempre diranno: 'Ma lascia stare! Non c’è nulla da fare...'.
Sì, forse davvero la parola Speranza va scritta con la maiuscola: tutti coloro che sperano – e ne traggono le conseguenze – meritano che qualcuno pensi e dica di loro che hanno dentro 'qualcosa di Enorme'. Se non è Dio, poco ci manca.