Gentile direttore, negli ultimi mesi è andato crescendo il dibattito attorno alla questione di una nuova stagione di impegno sociale e politico dei cattolici. Articoli, prese di posizione, interviste e anche alcune importanti iniziative si sono susseguite quasi senza soluzione di continuità – e, probabilmente, proseguiranno ancora – complice tra l’altro l’anniversario dell’Appello ai 'Liberi e forti' di don Luigi Sturzo del 1919. È un fatto certamente positivo ed è un modo di accogliere l’invito di papa Francesco a un confronto aperto, leale e costruttivo nella comunità cristiana, pur sempre rispettoso e in spirito di carità fraterna.
Mi sembra che, in estrema sintesi, le varie posizioni finora espresse abbiano in comune un dato: la necessità, anzi l’urgenza, che l’esperienza cristiana non si riduca a un fatto 'privato', solamente interiore/ spirituale, se non ritualistico, ma si riverberi di più anche nella sfera pubblica e nelle scelte a essa attinenti, pur mantenendo ferma – come deve essere – la distinzione tra ambito ecclesiale e ambito politico. Alcuni peraltro mettono in guardia – a mio parere, giustamente – da visioni troppo negative (la famosa 'assenza' o 'ininfluenza' dei cattolici in po-litica), ricordando non solo le tante belle ed efficaci esperienze di carattere sociale, ma anche quei cattolici comunque presenti con ruoli politici a livello nazionale – a partire dal presidente della Repubblica Mattarella – e nelle amministrazioni regionali e locali. Per quanto riguarda il 'che fare' si possono riscontrare, in sintesi, due tipi di proposte (o meglio tre, ma la terza è una variabile): la prima – che sembra avere per ora maggior seguito – punta alla creazione di forme e luoghi stabili di coordinamento ed elaborazione che vedano impegnati in primo luogo soggetti collettivi (da associazioni ecclesiali o di volontariato, a sindacati, realtà sociali, ecc.); la seconda – in verità non nuova – sollecita direttamente la formazione di un nuovo partito di ispirazione cristiana. L’ulteriore proposta sposa la prima indicazione nel breve periodo, non escludendo che in futuro dal piano 'prepolitico' si possa passare a quello direttamente partitico.
A mio modo di vedere, nel propugnare l’idea – rispettabilissima – di un nuovo partito di ispirazione cristiana non si tiene abbastanza conto, oltre che del rischio di aumentare il già alto livello di frammentazione, di alcuni elementi fattuali: la politica richiede scelte su molti temi che non sono strettamente di carattere 'etico' (e su questi il pluralismo delle opinioni è ampio, anche tra i credenti); si presuppone di intercettare un apprezzabile grado di consenso, il che oggi è tutt’altro che scontato; e poi c’è il problema delle alleanze: salvo non ci si illuda di risultare maggioritari, se prima o poi si vuole governare ci si dovrà coalizzare con chi è più vicino o meno lontano e quindi torna a essere inevitabile la mediazione fra le proprie e le altrui posizioni. A meno che non si abbia come scopo la sola testimonianza, dando vita a un raggruppamento che si caratterizza per alcune specifiche istanze, senza assumersi responsabilità dirette. Ma certo tale prospettiva ha molti limiti e richiede una quota di elettori particolarmente 'fedeli' e che accettino di buon grado di non essere rappresentati nei vari livelli di governo (nazionale o locale).
Ritengo invece, come altri, che sia da coltivare una forma di coordinamento stabile – o Fondazione o Forum – seppure non troppo 'pesante', che veda in primo luogo protagoniste le realtà associate, ma anche singoli gruppi e cittadini. Come rete di associazioni cattolico- democratiche siamo abituati a lavorare assieme tra diverse esperienze e dunque penso che una prospettiva di questo tipo sia interessante anche per noi. Una realtà che sia in grado di offrire percorsi di elaborazione, formazione, approfondimento e che – mi preme sottolinearlo – non si limiti al solo piano nazionale e dei 'quadri', ma si articoli anche a livello territoriale, coinvolgendo un ampio numero di persone – associate e no – nelle realtà locali, a partire dai giovani. Ripartendo quindi dalla promozione di una cultura politica 'di base' (non dimentichiamo lo Sturzo pro-sindaco di Caltagirone, La Pira sindaco di Firenze, Dossetti candidato a sindaco di Bologna...) dalla quale quale possano svilupparsi idee, progetti, energie e anche sorgere 'vocazioni' all’impegno diretto, a tutti i livelli. Riguardo alla proposta di un Sinodo 'per l’Italia', sono personalmente favorevole: sarebbe importante che vedesse anche un ampio coinvolgimento dei laici – uomini e donne – dei giovani, degli ordini religiosi e che in qualche modo valorizzasse ciò che già è stato seminato, come ad esempio le ultime Settimane sociali culminate a Cagliari alla fine di ottobre del 2017 e le tante iniziative che il 'mondo cattolico' – nonostante tutto – riesce ad esprimere.
*Coordinatore rete C3Dem Costituzione, Concilio, Cittadinanza