Gentile direttore,
sono un insegnante di religione di scuola primaria, precario, sposato e padre di due figlie, anche se la seconda in realtà nascerà i primi di giugno. Da tempo pensavo di scriverle per ringraziare lei e tutto lo staff di “Avvenire”. Circa un anno e mezzo fa ho iniziato a ricevere “in regalo”, diciamo così, il vostro giornale. Una cara collega infatti dopo aver letto il quotidiano me lo passa gratuitamente. Capita a volte che non ci vediamo per una settimana o più, così mi trovo con un pacco di “Avvenire” e non le nascondo una gioia quasi infantile di sfogliarli uno ad uno con calma. Quando finirà il mio mandato nella scuola in cui mi trovo adesso, non avrò più il giornale in dono, e così mi abbonerò. Non dico che non riuscirei a star senza, però... però... “Avvenire” per me rappresenta non solo un mezzo prezioso di informazione, ma anche e soprattutto una pausa quotidiana, un ristoro dell’anima, oserei dire. Leggere i vostri articoli mi dà grande soddisfazione; da quando ho questa opportunità mi accorgo che spesso, per non dire sempre, trovo proprio quello che vorrei trovar scritto in altri giornali e che invece non trovo, cioè sembra che sia scritto quello che vorrei scrivere o indagare io e credo che ciò avvenga perché lo Spirito che ci anima è lo stesso. Solitamente mi siedo con una tazza di tè, un po’ di musica jazz, e sfoglio... Percorro via dopo via sino ad arrivare a quella piazza speciale che è “Agorà” dove mi fermo... Direi che “Avvenire”, con la costanza propria del quotidiano, ha cambiato e sta cambiando la mia vita, perché è bello, perché dentro ci sono cose belle, profonde e non di rado mi trovo ad approfondire con libri e web argomenti letti nel vostro giornale. Ormai è un quotidiano che consiglio a tutti e quando mi chiedono il perché rispondo semplicemente: perché è bello! Rinnovo i miei complimenti, alla sua redazione e a tutti i collaboratori. Un grazie grande.
Alberto Trevellin
Il massimo complimento che possiamo ricevere da chi ci legge, è proprio quello che lei, caro professor Trevellin, ci riserva: “Fate un bel giornale”. È il complimento massimo (non per nulla lo usiamo, raramente, anche tra addetti ai lavori) perché in esso si fa coincidere la forma e la sostanza, cioè si sottolinea che in certe pagine abitano e coincidono «bello e buono e vero » (ciò che anche papa Francesco ci ha incoraggiato sin dall’inizio del suo pontificato a cercare e condividere). E questo è qualcosa che conta e fa bene. Vorrei dirle due segreti. Il primo: costruire ogni giorno un giornale così, è possibile perché abbiamo lettori come lei (mi piace davvero tanto il modo... gratuito e pieno di amicizia con cui ci ha scoperto). Il secondo: l’Italia è piena di bei lettori come lei, molti più di quanto si creda, eppure continuano (e anche noi cronisti continuiamo) a raccontarci la favola triste secondo cui le pagine scure e brutte che vanno per la maggiore sono “quello che la gente vuole”. Non è affatto vero. E chi spaccia questa menzogna disgusta e, poco a poco, allontana non solo i propri lettori, ma intossica e colma di sfiducia anche quelli degli altri... Grazie, gentile e caro amico per questo apprezzamento così ricco e luminoso. Cercheremo di esserne all’altezza. Buona domenica a lei, alla sua famiglia che cresce, e a tutta la gente d’Avvenire: voi e noi.