È uno dei trade-off (gli "scambi" mai alla pari) tipici delle democrazie. Se si vuole più sicurezza garantita dallo Stato, i cittadini avranno meno libertà personale e privacy. Quando si pretende poca invasività nelle proprie vita da parte degli apparati pubblici, saremo maggiormente esposti alle minacce dei criminali o dei terroristi. Non si è trovata finora una via d’uscita dal dilemma: se sale un bene prezioso – la sicurezza –, ne diminuisce un altro, ugualmente apprezzato, cioè tutte quelle libertà legate al movimento e alla riservatezza.In un’epoca di terrorismo di massa, il trade-off si fa più spinoso. All’inizio sembra ovvio chiedere più tutela dalle minacce fisiche (essere vivi è la prima condizione per godere di tutti i beni politici). Ma nel momento in cui si capisce che il pericolo è circoscritto o non immediato e che qualcuno, pur al fine di proteggerci, ci intercetta costantemente a nostra insaputa, allora il pendolo torna a oscillare dalla parte opposta. E si chiedono garanzie per gli individui rispetto alle intrusioni dello Stato. Dopo l’11 settembre, gli Stati Uniti avevano optato decisamente per la prima opzione. Il Patriot Act di Bush era una legge che dava molta discrezionalità di azione alle Agenzie incaricate di prevenire gli attacchi esterni e interni. I risultati sono stati buoni (anche se non vi è controprova) e il "patriottismo" dell’America, pur sede eletta delle libertà civili e dell’individualismo, ha retto alle critiche di chi, con spirito più europeo, chiedeva un maggiore bilanciamento di diritti. Voci che sono però cresciute dopo lo scandalo Nsa (rivelato dalla talpa Snowden), ovvero il controllo a tappeto delle comunicazioni di un numero altissimo di cittadini statunitensi e di personalità estere, oltre che di sospettati su cui gravano indizi.Ma al Senato, l’altro giorno, si è consumato uno strappo significativo, seppure certo non definitivo. È stata bocciata la proroga proprio del Patriot Act. Come conseguenza, per avere dati sensibili di telefonia e Internet, la Nsa (ma anche l’Fbi) dovrà aspettare il varo definitivo della nuova legge, più garantista. Artefice della svolta Rand Paul, candidato alla Casa Bianca e paladino del ruolo minimo dello Stato nelle esistenze dei singoli. Rispetto al Partito repubblicano classico, orientato a "legge e ordine", è uno spostamento culturale che peserà anche in vista delle elezioni del 2016. Il centro-destra Usa non sarà tanto garantista quanto più individualista. Un dato da tenere a mente anche per noi europei.