Come è noto, ogni sette anni la Francia rivede la propria legislazione in materia bioetica. Così, ieri 24 luglio, come previsto, il Governo francese ha presentato all’Assemblea nazionale un disegno di legge, fortemente incisivo, soprattutto per quel che concerne la procreazione assistita, che dovrebbe essere definitivamente presa in carico dalla Securité sociale. Cade, nel nuovo disegno di legge, il presupposto dell’infertilità per l’accesso alla pratica; a essa vengono ammesse le donne sole e le coppie omosessuali femminili; si riconosce il diritto per ogni persona di far conservare i propri gameti in vista di una loro utilizzazione futura, con l’unico divieto di utilizzarli nelle pratiche di procreazione post mortem.
Numerose le novità anche in contesti più specifici, che qui non è possibile elencare tutte; significative, comunque, quelle che concernono i test genetici (che dovrebbero essere leciti anche a carico di persone defunte), le ricerche sugli embrioni (cade il divieto di modifica del genoma degli embrioni) e l’anonimato dei donatori di gameti (che risulta lievemente indebolito). È interessante rilevare come il dibattito pubblico in materia sia dominato da un invito, che sembra condiviso da tutte le parti, a una discussione pacata, priva di asprezze polemiche e soprattutto di accuse reciproche.
Questo invito, sottolinea l’autorevole quotidiano cattolico francese 'La Croix', non andrebbe inteso come un modo cortese di rifiutare aprioristicamente le posizioni dei propri avversari, ma come il necessario tentativo di trovare mediazioni democratiche in un ambito così complesso da un punto di vista valoriale. Mediazioni, per dir la verità, fino a oggi fallite, come dimostra, nel Paese che prima di ogni altro aveva varato i 'Patti civili di solidarietà', distinguendoli nettamente dal matrimonio, l’esempio emblematico della definitiva apertura alla coniugalità per le coppie omosessuali, una vera e propria resa alla destrutturazione giuridica del coniugio.
Gli osservatori francesi più avvertiti sono convinti che il disegno di legge passerà, anche se potranno esserci ritocchi su diversi punti. Passerà perché l’opinione pubblica ha ormai assorbito le più spigolose provocazioni della bioetica, tra le quali quella che fa del desiderio di avere un figlio un vero e proprio 'diritto'; passerà per l’incapacità di chi si oppone alla nuove disposizioni legislative di formulare proposte alternative consistenti; passerà per la debolezza di diversi movimenti cattolici (esemplare il caso della Manif pour Tous), che nel loro pur nobile impegno a favore della vita e della famiglia non sono riusciti a evitare una rischiosa assimilazione con la destra politica, fatto che ha tolto loro l’appoggio di gran parte del cattolicesimo francese; passerà anche perché i vescovi d’oltr’Alpe, pur senza mai sottrarsi ai dibattiti bioetici, hanno voluto giustamente evitare toni da crociata.
Il cuore della questione, però, non è che la nuova legislazione venga approvata, ma che essa venga recepita non per quello che effettivamente essa è (la regolamentazione tecnica di casi biologicamente estremamente complessi e comunque statisticamente marginali), ma per quello che essa non è, cioè un passo avanti nel processo di 'civilizzazione'. Nel contrasto di questo punto l’impegno, prima ancora che politico, deve essere intellettuale e morale e a esso nessuno, laico o cattolico, ha il diritto di sottrarsi.