Le ricette ci sono, lo Stato scelga il bene dei cittadini «Danni alle persone», «insorgenza di patologie», «rischi di patologia»... Non si tratta delle conseguenze di qualche epidemia, ma di quelle dell’azzardo. Comunque un gran male. Di cui si conoscono le cause sulle quali, però, si fatica incredibilmente a intervenire. Si conoscono i sintomi, ma le medicine non sembrano mai le più adatte e la cura completa non viene mai avviata. Le parole virgolettate vengono dal Ministero della Salute, nel documento - che 'Avvenire' anticipa oggi con l’articolo di Luca Mazza inviato all’Agenzia dei Monopoli con il quale i 'custodi della salute pubblica' chiedono alcuni precisi interventi sulle slot (e affini) e sulle sale che le ospitano. Per contrastare il gioco d’azzardo patologico, per evitare la rovina di persone e famiglie. Anche la Conferenza unificata di oggi, tra Governo, Regioni e Enti locali, potrebbe finalmente approvare delle regole comuni da applicare sul territorio per contrastare quella che 'Avvenire' ha deciso di chiamare col suo vero nome azzardopatia. Un’intesa tra le diverse istituzioni è prevista dalla Legge di bilancio 2016, ed è via via slittata da più di un anno. Anche oggi è quasi certo un nuovo rinvio.
Molte critiche alla bozza governativa arrivano infatti dai Comuni stessi e anche dalle associazioni che, da anni e spesso da sole, combattono questa forma di dipendenza e le lobby che la favoriscono. La proposta del governo è certamente un passo avanti, punta a un forte taglio del numero delle slot, ma il gran difetto di limitare le possibilità di intervento degli enti locali in particolare sulle distanze delle sale dai luoghi sensibili (scuole, oratori, luoghi di culto, impianti sportivi, ecc.). E si parla solo di slot. Certo queste 'macchinette' da sole (sono 418mila) si sono 'mangiate' lo scorso anno ben 26,3 miliardi di euro, dei 95 miliardi che in tutto gli italiani hanno speso nell’azzardo, ma non sono certo l’unica tipologia di succhiasoldi. Eppure è l’unica di cui si parla. Sicuramente ad alto rischio, come ci racconta nelle pagine del giornale un giocatore patologico uscito dal tunnel della dipendenza.
Ma c’è altro. E di peggio. Peggiori sono sicuramente le Vlt (videolottery) «di cui si conosce la maggior pericolosità», scrivono al Ministero della Salute, proponendo che anche queste siano regolamentate finalmente in maniera rigorosa, per evitare dipendenza. Perché con queste 'macchinette' si può giocare di più e più velocemente. Lo confermano i dati. Sono 'appena' 52mila, ma gli italiani ci hanno 'buttato' nel 2016 ben 22,8 miliardi, poco meno delle 418mila slot. Il paragone è evidente: ogni apparecchio slot, al netto delle vincite, ha fatto perdere ai 'giocatori' quasi 16mila euro, una Vlt, quasi 51mila, più di tre volte. Inoltre le tasse sono più basse e questi apparecchi sono molto 'appetibili' per le mafie come ottimo strumento di riciclaggio, come denunciano la Banca d’Italia, la Guardia di Finanza e la Procura nazionale antimafia. Ci sarebbe da preoccuparsi, e da agire con serietà e urgenza. Ma nelle proposte di nuove regole non se ne parla. Così come non si parla di tutte le altre tipologie di azzardo. Non si parla di scommesse che nel 2016 hanno avuto un vero e proprio boom, con un +34%, soprattutto grazie all’on line. (Già, l’azzardo su internet, nuova e ricca frontiera aperta di Azzardopoli.
Dove è possibile anche puntare su slot virtuali, ovunque, anche a casa o per strada, senza problemi di distanza o di orari. Ma chi se ne occupa tra i regolatori?). Non si parla delle sale scommesse, che spesso ospitano anche le Vlt. Non si parla, né si propongono regole più stringenti, di gratta-e-vinci, disponibili ovunque, anche nel bar vicino alla parrocchia o alla scuola di nostro figlio. Solo qualche Comune, in testa Bergamo, ha provato a intervenire con civile determinazione, affrontando il solito mare di ricorsi. E non si parla nemmeno delle cifre record di Lotto (+11%) e Superenalotto (+52%), anche questi ormai telematici. Tutto ciò, però, lo sanno bene quelli che amano il silenzio rassegnato e suddito, le mafie. Anche l’ultima operazione di due giorni fa della Dda di Napoli sugli affari del clan dei 'casalesi' nell’azzardo conferma che la malavita organizzata punta su slot, Vlt, scommesse on line, poker e altre trappole che si fa fatica a definire virtuali. La camorra sa bene come fare i soldi sulla 'malattia' di tanti italiani. Lo Stato cincischia. E resta un po’ complice e troppo «biscazziere».