Il governo nazionale ha il potere di legiferare, e di certo non saremo noi a sostenere che le normative statali debbano soccombere rispetto a quelle locali. Tuttavia, una buona norma dovrebbe tenere in buon conto anche le esperienze di sindaci e presidenti di Regione, amministratori dei territori su cui gli effetti deleteri del gioco d’azzardo patologico si riversano quotidianamente, anche con rischi per l’ordine pubblico. Non c’è un solo ente locale che chieda di aumentare i punti scommesse, di estenderne l’orario di apertura e di consentirne l’attività nei pressi di scuole, oratori, palestre. E tanti amministratori locali sono allarmati dalle bozze di decreto sull’azzardo sinora circolate.
L’Appello sottoscritto e lanciato dalle associazioni impegnate per fermare Azzardopoli, indica un percorso di buon senso. Val la pena ricordarne i 4 punti chiave: divieto totale di pubblicità; potere agli enti locali di introdurre, dentro la cornice della legge nazionale, misure ulteriori a tutela della collettività; l’industria dell’azzardo paghi tasse adeguate e solo lo Stato curi i malati di azzardo; moratoria dei nuovi giochi d’azzardo.