Così vicina eppure per certi versi così lontana, l’Albania ci ha mostrato lungo il corso dei secoli diversi volti. È stata, di volta in volta, la patria dei battaglieri profughi accolti e integrati nel grande regno del Sud Italia, la Schiavonia che riversava pirati saraceni sulle nostre coste, lo 'staterello' da occupare militarmente per rafforzare il tragico narcisismo dell’italico Dittatore, il buco nero di un regime comunista, sconosciuto ai più e rivelatosi poi come dei più biechi ed efferati del Secolo breve, infine la terra di un popolo depredato e disperato che in Italia cercava Lamerica (titolo di un bel film di Gianni Amelio), arrivando a bordo di vecchie carrette del mare stipate fino all’inverosimile.
Da qualche tempo, però, l’Albania ha cominciato a rivelare il suo volto più bello e forse più autentico. Il volto sorridente di Madre Teresa, la figlia più illustre di un popolo con una casa madre, ma sparso in diversi Stati, canonizzata lo scorso 4 settembre. Con, subito accanto, i visi dei suoi martiri, un cui primo gruppo – 38 persone – sarà elevato oggi all’onore degli altari, nella liturgia di beatificazione presieduta dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le cause dei santi.
Ma anche, se abbiamo gli occhi giusti, il volto sereno di don Ernest Simoni, testimone vivente di quella stagione di martirio ed egli stesso «martire» (secondo la definizione del Papa) con i suoi 28 anni di lavori forzati, che il 19 novembre prossimo riceverà da Francesco la porpora cardinalizia.
Per effetto di questi eventi straordinari, tutti concentrati nella seconda parte dell’Anno della Misericordia (e non si può, davvero, pensare a un semplice caso), ecco che l’Albania lontana si è fatta più che mai vicina, anzi ci ha avvicinato a sé con una forza di attrazione che solo la santità può esercitare. Negli anni bui dei Enver Hoxha il breve tratto di mare che la separava dalla Puglia si era dilatato fino a diventare un vero e proprio oceano, tanta era la distanza politica e culturale tra i due mondi. Ora nuovi ponti vengono gettati ogni giorno tra le due sponde dell’Adriatico, a livello economico, universitario, istituzionale e naturalmente di fede. Anzi possiamo dire che proprio il ritorno alla libertà religiosa ha fatto da traino a tutto il resto, grazie all’opera di tanti missionari italiani.
A distanza di 25 anni dalla caduta del regime tutto è cambiato. Persino quella storia di immigrazione che anche all’epoca conobbe i suoi rigurgiti xenofoni si è trasformata in una vicenda di integrazione piena e pacifica, come testimoniano le comunità albanesi della Toscana, che hanno ridato vigore a interi settori dell’economia locale, creando posti di lavoro anche per gli italiani (lezione di cui dovrebbero tener conto in molti, soprattutto oggi). Per completare questo riavvicinamento c’è voluto un Papa giunto davvero dall’altra parte dell’Oceano. Perché è indubbio che Francesco, se si è inserito nel solco tracciato da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ha comunque dato un’accelerazione decisiva al cambiamento del volto con cui oggi l’Albania si presenta al mondo. È stato il primo Paese che ha visitato in Europa, l’ha additata come esempio di pacifica convivenza tra fedi diverse, ha voluto Madre Teresa come grande 'testimone' dell’Anno Santo della Misericordia, ha eletto cardinale un prete umile e immenso nella sua testimonianza di fedeltà a Cristo.
La beatificazione di questa mattina chiude il cerchio. I 38 martiri sono in un certo senso la cerniera che salda definitivamente questa terra un tempo lontana – anche perché considerata marginale – al resto del Continente e del mondo cristiano. Dicono, quei martiri, che anche nel nostro mondo contemporaneo nulla è più importante di Cristo e che persino la propria vita può essere sacrificata per questo. Dicono che si può amare il proprio nemico e perdonarlo. Dicono che si può servire la patria anche con la sola forza della fede. E che le periferie sono spesso laboratorio di un futuro migliore. Tutti messaggi di straordinaria attualità in un periodo storico come il nostro. Sì, l’Albania un tempo lontana è ora vicinissima. E guardando questo suo nuovo volto, chissà che anche noi possiamo ritrovare quello nostro più bello e più autentico.