Con la scelta dei nuovi 17 cardinali (di cui 13 elettori in un eventuale conclave) Papa Francesco conferma la sua visione geoecclesiale. E accentua, per così dire, con un paio di pennellate ben calibrate
l’attenzione alle Chiese e ai popoli toccati dal martirio. Sono queste le prime notazioni che vengono in mente nel leggere la lista diramata domenica 9 ottobre subito dopo l’Angelus.
Prima di tutto l’universalità della Chiesa. “A me piace che si veda, nel Collegio cardinalizio, l’universalità della Chiesa: non soltanto il centro, per dire ‘europeo’, ma dappertutto. I cinque continenti, se si può”, aveva anticipato Bergoglio, tornando da Baku. Le scelte confermano in pieno questa intenzione:
tra gli elettori figurano infatti tre europei, tre dell’America Latina, tre statunitensi, due africani, un asiatico e un nuovo cardinale dall’Oceania. Il Papa chiamato quasi dalla fine del mondo estende dunque il suo sguardo paterno fino agli estremi confini della terra (Port Moresby in Papua Nuova Guinea), con un’attenzione preferenziale per le periferie del pianeta. Si può leggere così, ad esempio, la nomina di
Patrick D’Rozario, arcivescovo di Dhaka in Bangladesh, primo cardinale nella storia di quel Paese (350mila cattolici su 160 milioni di abitanti), tra l’altro uno dei più poveri del pianeta e dove la convivenza con i musulmani non è sempre pacifica.
In secondo luogo l’amore paterno per chi soffre. La porpora al nunzio in Siria,
Mario Zenari, e quella ancor più sorprendente all’88enne sacerdote albanese
don Ernest Simoni (28 anni tra carcere e lavori forzati) si inscrive proprio in quest’ottica. Il Papa non dimentica chi sta soffrendo o ha sofferto a causa della fede, chi paga ogni giorno il suo tributo di sangue alla disumana logica dei seminatori di violenza e di morte, spesso abusando del nome di Dio.
Vi sono poi le nomine che potremmo definire “di indirizzo”. Francesco non ha mai nascosto di volere una
Chiesa capace di accompagnamento degli uomini sulla strada che conduce al Signore, più che di semplici (anche se giusti) proclami. La scelta dei tre porporati statunitensi (
Blase Cupich, arcivescovo di Chicago, Kevin Farrell, prefetto del dicastero per i laici, famiglia e vita e Joseph William Tobin, arcivescovo di Indianapolis negli Stati Uniti) va proprio in questa direzione.
Per finire due indicazioni “metodologiche” tipicamente bergogliane. L’annuncio ancora una volta è arrivato a sorpresa. La stragrande maggioranza dei nuovi cardinali lo ha appreso praticamente dalla televisione o da amici e parenti che li hanno informati (anche a chi scrive è capitata la ventura di dare la notizia all’arcivescovo di Malines-Bruxelles,
Jozef De Kesel). E questo dimostra l’assoluta libertà del Papa dagli schemi precostituiti da qualsivoglia natura. L’altra indicazione è la rinnovata attenzione agli ultraottantenni. Anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI l’avevano. Ma Francesco la interpreta secondo il suo stile. La nomina del vescovo emerito di Novara,
Renato Corti, è anch’essa un messaggio. Uomo di grande spiritualità e di preghiera (ancora oggi predica esercizi spirituali in tutta Italia, lo ha fatto anche al Papa), il neoporporato richiama con la sua presenza nella lista dei 17 l’importanza di affidare tutto a Dio. Che è poi anche il “segreto” di un Pontefice che si alza ogni mattina in ore antelucane per fondare tutta la sua giornata sulla preghiera.