Un palazzo nella Irpin liberata, una porta aperta sulla strada, un angolo buio e un militare ucraino che suona un pianoforte. Si vede poco del contesto. E non si riconosce nemmeno il brano: lo strumento è troppo scordato. Ma, stretto tra il muro e il piano,
il soldato in divisa mimetica suona lentamente, concentrato e attento, seduto forse su una tubatura appoggiata alla parete. Ed è un motivo straziante quello che si sente. La ripresa è quella di un cellulare, quasi certamente di un commilitone. Fuori sembra che abbia appena smesso di piovere. Palazzoni alti diversi piani si affacciano su un campo da calcetto che appare d’improvviso, quando la ripresa passa dal soldato-musicista all’esterno. Per qualche istante, si scorge un altro militare, poi gli alberi di quello che sembra essere un giardino. In strada non passa nessuno. La distruzione si coglie nella solitudine.