ANTROPOCENE The Climate Route nasce dalla presa di coscienza che l’impatto delle attività umane sul pianeta è ormai divenuto insostenibile: lo sfruttamento delle risorse naturali, il continuo ricorso ai combustibili fossili e la mancanza di prese di posizione in materia dei governi di tutto il mondo hanno condotto a una serie di problematiche che rischiano di diventare irrimediabili. Da ciò la scelta consapevole di operare la più ampia divulgazione in merito alle tematiche legate ai cambiamenti climatici, da effettuarsi principalmente in Italia ma anche al di fuori dei confini di provenienza. - The Climate Route
FOLLOW THE ROUTE La grande spedizione climatica è stata concepita per estendere il lavoro lungo uno degli itinerari percorribili via terra più lunghi del pianeta. L’intento iniziale era quello di prendere le mosse dalla Marmolada, transitare nei Balcani e quindi attraversare la Turchia e il Caucaso. Da Baku la missione avrebbe dovuto recarci in traghetto a Turkmenbashi in Turkmenistan, per poi proseguire attraverso Uzbekistan, Kirghizstan, Xinjang e l’Altai mongolo. Dal bacino del Lago Bajkal il programma prevedeva di attraversare la Jakuzia fino a giungere al lembo più estremo dell’Eurasia, Capo Deznev in Chukotka. Ragioni legate alla pandemia e all’attuale contesto geopolitico hanno costretto a terminare la spedizione in Georgia: l’ingresso in Azerbaijan era precluso se non entrando nel paese esclusivamente in volo. Permane tuttavia l’intenzione di completare l’itinerario originario non appena lo stesso tornerà percorribile. - The Climate Route
IL GHIACCIAIO CHE NON C’E’ PIU’ La spedizione ha preso le mosse dal ghiacciaio della Marmolada, uno degli emblemi delle gravi questioni che affliggono il nostro paese. I partecipanti hanno effettuato la risalita partendo dal Rifugio Contrin sino a Punta Penia, concludendo l’itinerario al termine di una lunga e faticosa giornata a Pian dei Fiacconi. Proprio in cima al ghiacciaio è stata raccolta la testimonianza di Carlo Budel, il gestore del rifugio situato più in altitudine di tutte le Dolomiti: “Quanto potrà ancora reggere il ghiacciaio? Fa troppo caldo anche in quota, persino la neve ormai ricade solo in forma di pioggia… ”. Di pari impatto emotivo è stata la profezia della guida che ha accompagnato lungo la via: “Non so per quanto sarà ancora possibile organizzare un’escursione del genere”; otto giorni dopo il passaggio il ghiacciaio è tragicamente crollato. - The Climate Route
PASSO FEDAIA La spedizione è iniziata proprio nel pieno della più grave crisi idrica degli ultimi decenni: notizie in merito a razionamenti forzosi e drastici cali dei livelli dei fiumi in tutto il paese si susseguivano continuamente, costante presenza nella finestra temporale trascorsa in Italia. Il bacino artificiale del Lago Fedaia ha rappresentato visivamente le drammatiche notizie trasmesse dai media: al momento del passaggio della spedizione, il livello dell’acqua si attestava tra i più bassi mai registrati - The Climate Route
PONTE NELLE ALPI Il sindaco e l’assessore all’ambiente di Ponte nelle Alpi hanno accolto la missione direttamente in stazione. Il comune in provincia di Belluno è stato tra i pionieri in Italia nell’ambito delle iniziative inerenti alle Comunità energetiche rinnovabili. The Climate Route infatti intende portare a conoscenza del pubblico anche le buone pratiche poste in essere sui vari territori, in modo da non trattare esclusivamente questioni di carattere negativo. Scopo del progetto quindi è anche quello di raccontare delle risposte che vengono messe in atto nei confronti della questione ambientale, a sottolineare come la sensibilità delle persone in materia stia già generando comportamenti virtuosi. - The Climate Route
LA CENTRALE NUCLEARE DI KRSKO In tema ambientale la questione del nucleare è destinata a tenere banco incessantemente; sostenitori e detrattori di tale forma di approvvigionamento energetico rappresentano due fronti egualmente compatti, entrambi caratterizzati da una granitica certezza in materia. The Climate Route è stata testimone sia delle ragioni dei fautori del nucleare (è stato intervistato il personale direttivo della centrale nucleare di Krsko in Slovenia) sia di chi non ne condivide le opinioni e l’entusiasmo. Le interviste effettuate ad alcuni docenti dell’Università di Lubjana hanno svelato la posizione di chi è propenso a dismettere ciascuna di queste strutture - The Climate Route
LE INTERVISTE Fondamentali nell’intero progetto sono state le interviste rivolte alle persone coinvolte nella questione climatica e ambientale incontrate lungo tutto l’itinerario. I partecipanti hanno voluto raccontare l’impatto dei cambiamenti climatici sulla quotidianità dei contesti in cui si sono immersi, cedendo la parola a chi ne subisce gli effetti sconvolgenti ma anche a chi non si arrende e lotta per cambiare le cose - e ovviamente a chiunque attivamente reagisce a un contesto generale sconfortante. Il quadro così delineatosi ha restituito storie di intere comunità purtroppo vittime impotenti dell’intera vicenda, ma anche di soggetti attivamente resilienti che riescono a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici avendo adottato uno stile di vita differente rispetto a quello più diffuso. - The Climate Route
SARAJEVO L’intero itinerario si è svolto, di fatto, come un viaggio. I partecipanti hanno percorso oltre cinquemila chilometri attraversando otto paesi e due continenti. Pur assiduamente concentrati sul lavoro, sono sempre riusciti a interagire con il contesto geografico, culturale ed umano in cui si sono trovati a operare. Hanno (ri)scoperto i Balcani e in generale quell’area in bilico - e in perpetuo fermento - tra Asia ed Europa, dove l’ospitalità viene elargita secondo tradizioni ancestrali e in cui hanno indugiato in qualche concessione gastronomica - adattandosi più che volentieri a ritmi di vita che a casa nostra ormai si sperimentano raramente. - The Climate Route
SOLO MEZZI PUBBLICI Per raggiungere le destinazioni stabilite i partecipanti hano deciso di utilizzare soltanto i mezzi pubblici. Una scelta precisa, un segnale forte: è necessario che ciascuno faccia la sua parte sul pianeta per poter effettivamente invertire la rotta e instaurare un nuovo approccio che consenta di vivere in modo meno pregiudizievole per l’ambiente. Consapevoli che un indirizzo del genere comporta sacrifici e soprattutto una revisione delle proprie abitudini, i membri della spedizione hanno sperimentato in prima persona le difficoltà di operare una scelta coerente ai propri principi - ma anche la grande soddisfazione di apprezzarne i risultati. - The Climate Route
OBRENOVAC La centrale a carbone di Obrenovac è la più inquinante d’Europa. Arroccata nei pressi di un’ansa della Sava, da cui sugge ingenti quantitativi di acqua per il raffreddamento- e a cui restituisce acque reflue di indubbio alto tasso inquinante- è un caso aperto nelle questioni ambientali del paese. Le problematiche inerenti al complesso industriale, evidenti e sempre più insostenibili, si scontrano con le esigenze economiche di un paese che poco ha da offrire ai propri cittadini in termini di benessere e qualità della vita. Una storia purtroppo comune a tante realtà e che in questo contesto si tocca manifestamente con mano: i presupposti per la chiusura definitiva del complesso ci sarebbero tutti ma i forti interessi in gioco impediscono di concretizzare quanto dovuto. - The Climate Route
SAPAREVA BANJA Quando le circostanze lo hanno permesso, i partecipanti hanno dormito in tenda: hanno infatti trasportato con sé materassini e tutta l’attrezzatura necessaria dall’esordio al ritorno a casa. A volte hanno riservato delle piazzole nei camping, altre ancora sono stati ospiti nei giardini di quei residenti locali dimostratisi solidali col progetto. Un’accoglienza che si è spinta a ricomprendere pranzi e cene, colazioni e bevande tipiche. In effetti, uno spunto ulteriore per approfondire le tematiche affrontate, alla scoperta di risvolti non preventivati ma rivelatisi ugualmente di rilievo. - The Climate Route
LE BUONE PRATICHE Ventidue anni fa Aysun e la sua famiglia hanno lasciato il lavoro e la loro quotidianità a Istanbul per avviare un’azienda agricola a due ore di macchina dal Bosforo, scommettendo sin da subito sulle fonti di energie rinnovabili. “A osservare tutto quel che abbiamo realizzato da quando siamo qui ancora non mi sembra vero”, ha confidato. Poco tempo dopo la madre e la famiglia della sorella si sono aggiunte, ed oggi tutti i membri della comunità possono vivere del proprio lavoro e della vendita dei propri prodotti: latte, miele, ortaggi, prodotti caseari. Ma dove si trova il coraggio per prendere una simile decisione? “Abbiamo dovuto rinunciare a tante cose, ma di fatto non eravamo soddisfatti della vita che conducevamo mentre oggi lo siamo pienamente”. E’ stata probabilmente questa l’esperienza in cui la spedizione ha sperimentato maggiormente il significato dell’espressione “Buone Pratiche”, e cioè l’impegno profuso in prima persona di chi non si arrende agli effetti dei cambiamenti climatici e risponde con soluzioni adeguate. - The Climate Route
A RIDOSSO DEL MONTE KAZBEK La spedizione si è conclusa in Georgia: inizialmente avrebbe dovuto giungere sino a Baku, ma in frontiera si è scoperto che l’ingresso in Azerbaijan agli stranieri era concesso solo utilizzando un volo di linea. Gli incontri coi glaciologi georgiani hanno confermato le preoccupazioni e le problematiche riscontrate durante la prima tappa a ridosso dei ghiacciai italiani. I ghiacciai fondono ormai ad ogni latitudine a una velocità impressionante, modificando la morfologia del territorio e i confini statuali; l’approvvigionamento idrico ne risulta fortemente pregiudicato e il comparto turistico risente enormemente dell’intera vicenda. La testimonianza di The Climate Route riassume le esperienze, gli incontri e i dati che abbiamo raccolto lungo il mese di spedizione: un lavoro che non termina con questa straordinaria esperienza ma che proseguirà in Italia e non solo con le ulteriori iniziative in programma- nell’attesa di completare la spedizione come prevista in origine. - The Climate Route
The Climate Route APS è nata nell’ottobre 2020 con l'obiettivo di inserirsi nel contesto dell’attivismo climatico fatto di proposte e alternative. Ne fanno parte una cinquantina di volontari che organizzano regolarmente interventi e iniziative in ogni parte d’Italia e non solo. Il movimento ha realizzato tre spedizioni scientifiche nell’estate 2021 in Sicilia, nelle Foreste Casentinesi e nelle zone colpite dalla tempesta Vaia (Trentino e Veneto) e ha realizzato un podcast dal titolo da “Clima a Fondo” che è stato insignito del CMCC Award nel settembre 2021.
Il progetto principale di The Climate Route consiste in una spedizione di 18mila chilometri, dal ghiacciaio della Marmolada fino allo Stretto di Bering, utilizzando esclusivamente i mezzi pubblici. La spedizione, che vuole documentare gli effetti del cambiamento climatico sulla vita delle persone, si è svolta nell’estate 2022 con una prima parte di tragitto dall’Italia alla Georgia attraversando Balcani e Turchia. Difficoltà legate ai contesti geopolitico e pandemico hanno costretto i partecipanti a posporre a data da destinarsi la restante parte dell’itinerario. La spedizione è finalizzata a realizzare un documentario.
L’approccio di The Climate Route è "positivo e propositivo: siamo concentrati sulla effettiva possibilità di invertire la tendenza che ha condotto ai disastri provocati dall’Emergenza Climatica piuttosto che sul catastrofismo che genera insicurezza, paura e infine indifferenza; il tempo rimasto è ristretto ma ancora sufficiente per adottare uno stile di vita sostenibile".
L’operato dei soci, tutti volontari, si avvale del supporto di un’apposita campagna crowdfunding avviata a inizio 2022 e sulla devoluzione del 5x1000 da parte di chi ha creduto nel progetto. Tutte le informazioni, incluse quelle per sostenere il progetto, sono sul sito www.theclimateroute.org.
Tra gli scopi preminenti della grande spedizione climatica figura la realizzazione di un documentario, attualmente in fase di montaggio e che si prevede di distribuire nel 2023, grazie al supporto della casa di produzione trentina Auroravision. Il lungometraggio racconterà della spedizione e del lavoro dei volontari lungo il percorso, con l’obiettivo manifesto di divulgare al maggior numero di persone le tematiche inerenti ai cambiamenti climatici prendendo spunto dall’esperienza e dai racconti delle persone incontrate nei territori nei quali si è svolta la spedizione stessa.
Il 2022 dell’associazione culminerà infine alla UNFCCC COP27 in Egitto: è stata infatti selezionata per allestire un “side event” che verterà sullo scioglimento dei ghiacciai. L'intervento è previsto l'8 novembre 2022 e consisterà in un focus sul ghiacciaio della Marmolada.