Restano poche macerie, molti spettri. Resta il silenzio, quando non si lavora, adesso a cablare la strada ch’era il corso principale. Resta, nella zona ancora rossa di Amatrice, l’erba cresciuta senza rispetto. Fra ricordi fracassati in un brandello di finestra in un cancello ripiegatosi su se stesso o un orsetto di peluche sporcato e morso da cinque anni di pioggia.
Resta però anche la Torre. Ingabbiata, ma a testa alta. E chissà se i segni esistano oppure no.