Un membro del Parlamento venezuelano consulta la mappa del territorio che Caracas vuole annettere - Reuters
Sullo sfondo delle tensioni fra Venezuela e Guyana per la sovranità sulla regione dell'Esequibo, ieri il Comando Sud delle Forze armate statunitensi ha annunciato che effettuerà operazioni di volo all'interno della Guyana, in collaborazione con le forze militari locali. Un'esercitazione - si legge in una nota dell'ambasciata statunitense - che si basa sull'impegno e sulle operazioni di routine per migliorare il partenariato in materia di sicurezza tra gli Stati Uniti e la Guyana e per rafforzare cooperazione regionale.
Dietro a quest'operazione si cela un'escalation di tensione per il controllo dell'Esequibo, zona ricca di petrolio e oggetto di una secolare disputa territoriale tra i vicini. Il Venezuela sostiene infatti che l'Esequibo è parte del suo territorio dal 1777, quando era una colonia spagnola, e si appella all'accordo di Ginevra, firmato nel 1966 prima dell'indipendenza della Guyana dal Regno Unito, accordo che ha annullato un lodo del 1899 che definiva gli attuali confini. La Guyana difende questo lodo e chiede che venga ratificato dalla Corte internazionale di giustizia (Cig), di cui Caracas, però, non riconosce la giurisdizione.
Domenica scorsa si è tenuto in Venezuela un referendum in cui oltre il 95% dei votanti ha approvato la creazione di una provincia venezuelana nell'Esequibo e la concessione della cittadinanza ai 125.000 abitanti della regione, che attualmente è sotto il controllo dell'amministrazione americana.
«Annuncio il via immediato a un piano di assistenza umana e sociale per tutta la popolazione della Guayana Esequibo, la realizzazione di un censimento, l'inizio della consegna delle carte d'identità» ha affermato il presidente venezuelano Nicolás Maduro due giorni dopo il referendum, ordinando l'apertura di un ufficio del Servizio di Identificazione, Migrazione e Immigrazione nel comune di Tumeremo, vicino alla zona contesa. Maduro ha anche proposto al Parlamento la creazione di una legge per decretare «zone di protezione speciale a Guayana Esequibo» e la creazione di «nuovi parchi protetti» perché questo territorio, ricco di minerali, sul quale il Venezuela non esercita il controllo dal 1899, è stato «smembrato» dalla Guyana, motivo per cui «merita un piano speciale per il suo recupero».
Non si è fatta attendere la reazione del presidente della Guyana Irfaan Ali, che ha definito le affermazioni di Maduro «una minaccia diretta all'integrità territoriale, alla sovranità e all'indipendenza politica della Guyana».
Tra le concessioni fatte dal presidente venezuelano, rientrerebbero anche alcune licenze per l'estrazione di petrolio, gas e minerali nell'area dell'Esequibo che la compagnia petrolifera statale dovrebbe distribuire prossimamente.
Dopo un primo momento in cui sembrava che ci fosse uno spiraglio per l'apertura di un canale di mediazione, Maduro ha ribadito ancora una volta di non voler riconoscere l'azione della Corte internazionale di giustizia dell'Aja che sta esaminando il contenzioso, ribandendo al Parlamento di voler approntare una legge che riconosca l'Esequibo come 24esimo stato venezuelano.
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller ha definito le ultime dichiarazioni di Maduro come «interferenza negli affari interni venezuelani», aggiungendo che gli Stati Uniti continueranno a collaborare con la Guyana in materia di sicurezza, gestione dei disastri e lotta alle organizzazioni criminali transnazionali.