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Sedici Stati americani non hanno ancora imposto alcun obbligo di indossare mascherine, nemmeno in luoghi pubblici. Sono tutti guidati da governatori repubblicani. In alcuni, come in Florida, è facile vedere persone che passeggiano con la mascherina attorno al collo, quasi in atto di sfida verso chi si copre il viso ogni volta che entra in un negozio. E sono numerosissime le notizie di risse esplose nei supermercati in seguito alla richiesta di un commesso di indossare una mascherina.
In piena seconda ondata da contagi di coronavirus negli Stati Uniti, che ha già ucciso 209mila americani, gli scienziati ripetono che il modo più semplice di combattere le infezioni è coprirsi naso e bocca. Ma portare o no una mascherina negli Usa è diventato un atto politico, come ha dimostrato il dibattito fra i due candidati alla presidenza la scorsa settimana a Cleveland, dove la squadra di Donald Trump si è rifiutata di indossare le mascherine.
E quando Robert Redfield, direttore dei Centers for Disease Control and Prevention, ha sostenuto che le mascherine sono il modo più certo, ancora più di un vaccino, di appiattire la nuova curva di casi, Trump lo ha contraddetto, quindi ha tenuto due comizi con migliaia di persone in Nevada, applaudito da una folla a volto scoperto, sfidando esplicitamente la legge statale. L’Iowa è un altro esempio. Ad aprile, l’Università dell’Iowa ha preparato un modello sull’impatto del coronavirus. I ricercatori hanno raccomandato alla governatrice repubblicana Kim Reynolds una forte politica sulla copertura del viso per impedire che i casi si impennassero. Reynolds non ha accettato il consiglio e alla fine di settembre lo Stato era uno dei sette rimasti nella «zona rossa», con 900 contagi al giorno. Secondo uno studio dell’Università di Washington, l’elemento che permette di prevedere se uno Stato imporrà politiche di copertura del viso ha poco a che vedere con il livello di contagi. Avere un governatore repubblicano comporta automaticamente un ritardo di 30 giorni nel raccomandarne l’uso. In uno Stato che è anche ideologicamente conservatore, il ritardo è di 40 giorni.
In Stati democratici come Washington e la California, molti sceriffi repubblicani si sono opposti alle linee guida ricevute dall’alto. Quando il governatore di Washington Jay Inslee ha ordinato di indossare mascherine alla fine di giugno, lo sceriffo della contea di Lewis ha risposto dicendo a una folla fuori da una chiesa: «Non fatelo, non siate dei pecoroni». In Florida, la resistenza è stata feroce e sono già stati presentate decine di cause contro i Comuni e le contee che impongono di coprisi naso e bocca in pubblico. Anthony Sabatini, deputato statale repubblicano che ne ha intentate 15, aiuta a capire da dove venga l’avversione conservatrice contro i quadratini di tessuto che possono salvare migliaia di vite. «Il governo americano, federale o locale, non ha mai fatto niente del genere – dice – non ha mai detto ai cittadini che cosa devono indossare, quando e dove. Non deve cominciare ora. È una violazione della nostra libertà».